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Addio Ben Daglish, mitico compositore di musiche per i giochi del Commodore 64.

È venuto a mancare Ben Daglish, storico compositore di musica per videogiochi. La notizia è stata ufficializzata mercoledì sera, sul suo stesso profilo Facebook, con uno status firmato dalla moglie. Leggere della morte di Ben Daglish, per chi da bambino ha avuto come prima macchina da gioco il Commodore 64, è davvero una brutta notizia. La sbornia per gli anni ‘80 che ci siamo sorbiti negli ultimi cinque anni, tra serie TV, letteratura e videogiochi, dopo tutto questo revival schizofrenico, si conclude — ora che si sta entrando in una nuova retromania, quella per i ‘90 — con la sincronicità della morte di Ben, una delle figure occidentali più importanti per il medium videoludico. Alcuni grandi classici hanno la sua firma musicale: The Last Ninja, Firelord, Future Knight, i due Gauntlet. Cito solo quelli del C64, sui quali ho messo mano da piccolo, ma i suoi lavori hanno toccato anche altre macchine, in particolare lo ZX Spectrum. L’importanza di Ben Daglish è stata quella di aver dato la stessa dignità e importanza alla colonna sonora del videogioco di quella di un film. Era un musicista incredibilmente dotato. Le radici compositive di Daglish affondano nella terra che gli apparteneva, quella inglese, specificamente quella landa verde che è il Derbyshire. Infatti, se uno si immagina un personaggio fuoriuscito da un romanzo di William Gibson o la fisionomia del tipico hacker urbano rimarrebbe deluso: nonostante fosse nato a Londra, Ben era il perfetto nativo delle campagne inglesi. Forse più simile a un pastore o a un musicista di una band folk a là Jethro Tull, piuttosto che a un programmatore.  La musica di Ben Daglish è figlia di un tempo in cui comporre significava, prima di tutto, fare i conti con degli hardware limitati, anche se la sua generazione fu la prima ad avere a disposizione la possibilità di convertire dal digitale all’analogico e sfruttare il campionamento. Questo, permise ai compositori di potersi sbizzarrire più di quanto potessero quelli della generazione precedente, ancorati al linguaggio assembly e costretti a fare i conti con la programmazione. Le origini folk e legate ad uno dei suoi strumenti preferiti, il flauto traverso, sono percepibili nelle colonne sonore che ha composto. The Last Ninja, ad esempio, anche se non si sa nulla del gioco, trasporta immediatamente verso poetici e notturni landscape nipponici. Ma non mancano anche composizioni più gasate e tamarre, come nel caso di Cobra, trasposizione del film con Stallone. Il tema principale, in un certo senso, è complementare al pezzo di Robert Tepper (“Angel of The City”) per il film.

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