“All’inappellabile triplice fischio finale intraprende una nuova esperienza Luigi Agnolin di Bassano del Grappa”. L’epigrafe, così come voluta dalla famiglia, nella sua mesta essenzialità è bellissima. Perché quel “Luigi Agnolin di Bassano del Grappa” è la quintessenza della vita e della carriera del direttore di gara venuto a mancare sabato scorso: il binomio – quello del più famoso arbitro di calcio del suo tempo e quello della sua città di provenienza – che per anni e anni è riecheggiato ogni domenica nelle orecchie, attaccate alle radioline, di milioni di italiani. Un personaggio controcorrente, sempre pronto a voltare pagina e a rimettersi in gioco, anche dopo aver rinchiuso per sempre il fischietto in un armadio per affrontare nuove sfide da dirigente sportivo e non solo, al punto che la sua stessa morte viene comunicata ai viventi come una “nuova esperienza” appena intrapresa.