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Come abbiamo ridisegnato la morte.

L’altro giorno in metropolitana ho visto una pubblicità. Elenco puntato: “Cofano funebre con imbottitura. Segno religioso e targhetta identificativa sul cofano. Carro funebre Mercedes Benz due posti. Quattro addetti necrofori al servizio. Trasporti all’interno del Comune di decesso. Denuncia di morte. Richiesta certificati di decesso. Offerta speciale: solo 1500 euro.”
Di solito non passo il mio tempo a pensare alla morte. Come per la maggior parte degli individui della mia epoca, la morte non è al centro dei miei interessi, ma quel listino prezzi per servizi funebri low cost ha catturato la mia attenzione. Esaminandolo bene, nella sua grafica rudimentale, nella sua più assoluta mancanza di ricerca estetica e di poesia, mi sono reso conto che quel che avevo di fronte era un documento di portata storica.

Secoli di solenni cerimoniali che civiltà millenarie in tutto il globo hanno costruito intorno alla morte erano completamente sovvertiti e messi in ridicolo in quelle poche righe, chiuse da uno splash rosso per il prezzo: più irriverente di una danza macabra medioevale, mille volte più brutale del classico “Polvere siete e polvere ritornerete”.
L’accostamento con pubblicità per trapianti odontoiatrici e tricologici non faceva che aumentarne la portata iconoclasta dell’annuncio.
La morte è un momento piuttosto deprimente della vita: un monologo interiore che si zittisce per sempre, miliardi di cellule che cessano di lavorare all’unisono, una lunghissima catena di sinapsi, parole e pensieri che sparisce nell’ignoto, gigabytes di conversazioni social e di flussi di dati user-generated che cessano per sempre di essere alimentati, destinati a rimanere raminghi su qualche server-farm lontana prima di essere un giorno per sempre cancellati.
Per secoli il mistero della morte e la sua solennità hanno ispirato un sontuoso apparato iconografico e artistico: dalle avveniristiche opere ingegneristiche degli egizi fino al Requiem di Mozart e ai monumenti funebri di Canova, da sempre il rituale della morte ha dato da vivere a fior fior di maestranze artistiche: scultori, musicisti, lapicidi, poeti, cantori, maestri delle cerimonie, sacerdoti.

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