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L’addio al rito d’addio. L’estinto è troppo caro.

Pagare e morire: si dice che per queste due azioni ci sia sempre tempo. Almeno finché non arriva il giorno in cui il decesso presenta il conto ai mesti parenti. Eppure questa antica saggezza occidentale, pragmaticamente italiana, oggi trova sempre più adepti anche nel lontano Oriente, nelle terre di Buddha, Shiva e Confucio. Morire costa caro anche laggiù: trapassare è una grana. Non solo per chi non c’è più, ma soprattutto per chi resta, se ormai anche in Estremo Oriente lo spazio basta a malapena per i vivi. Così, se in qualunque aldilà si creda di approdare, si può sperare nella “livella” che secondo Totò ci rende tutti uguali a un metro sotto terra, a renderci diversi, di fronte alla nera signora, è piuttosto il costo che siamo disposti a pagare. O, meglio, a lasciare in eredità agli amici. E poco cambia se siano colombari, loculi o tombe di famiglia. I dati parlano chiaro: anche in Oriente, dal Giappone alla Cina alla Corea del Sud, da Hong Kong a Singapore, passando per le Filippine e il Nepal, i cimiteri sono sempre meno di moda, perché un posto all’ombra di lapidi, cipressi o fiore di tagete è fra le spese che maggiormente si sono impennate.

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