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Ebrea francese cremata all’insaputa dei parenti.

Quando avrò un po’ di soldi ti porterò in Israele”. Era il febbraio 2012 quando Michel Burtin ha seppellito sua madre in un terreno comune nel cimitero di Thiais e ha fatto questa promessa davanti alla propria famiglia e a un rabbino. Cosa fare di più per una donna che era sopravvissuta alla Shoah? Invece, un maledetto destino e il comune di Parigi hanno provveduto diversamente facendole subire la sorte alla quale la donna era riuscita a scampare: la cremazione, che è vietata dalla sua religione. In sostanza, il municipio parigino ha provveduto alla cremazione della salma, all’insaputa della famiglia della donna, in seguito all’esumazione amministrativa avvenuta a marzo 2017. Inoltre, le ceneri della donna sono state disperse. Una denuncia per violazione del rispetto dovuto ai morti e aggressione è stata depositata la settimana scorsa alla procura di Nanterre dal figlio della donna ebrea cremata, Burtin, imprenditore che ora ha 61 anni. L’uomo ha sostenuto che nessuno del cimitero l’ha mai informato sul regolamento che prevede l’esumazione dopo cinque anni. E, ancora più grave, nessuno gli ha mai detto che dopo l’esumazione i resti sarebbero stati inceneriti. Eppure, il comune di Parigi ha proceduto senza avvisare la famiglia, nonostante gli obblighi previsti dalla legge del 2008 che obbliga a ricercare l’esistenza di una opposizione alla cremazione, come in questo caso.

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