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“Così la mafia mi ha ucciso il padre e mi ha venduto la bara”.

Voglio raccontare la mia storia partendo dalle parole di Peppino Impastato. La mafia è una montagna di merda. Prima ti uccide e poi ti toglie anche la dignità”. Per 12 anni Filippo Palmeri e la sua famiglia a Castellammare del Golfo sono stati additati come mafiosi, sono stati isolati, evitati come la peste. Solo al processo del 2003 la Corte d’Assise di Palermo sentenziò che Gaspare Palmeri, padre di Filippo, agente tecnico della Forestale, ucciso a 61 anni in un agguato, non era un mafioso, ma una vittima della mafia. Vittima di quella guerra tra i corleonesi di Totò Riina e il clan alcamese dei Greco che negli Anni ’90 insanguinò la Sicilia. Era sull’auto sbagliata, di ritorno da una partita di calcetto a Ficuzza, quel 18 giugno del 1991.

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