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Ortona. Anche la bara ha il copyright: pompe funebri condannate.

Anche la bara deve avere il suo copyright, ovvero un marchio di fabbrica. Il titolare di un’impresa di pompe funebri, Tommaso Masciangelo di Ortona, è stato, infatti, condannato dal giudice monocratico del Tribunale di Chieti Andrea Di Berardino a sei mesi di reclusione per aver usato una bara priva del marchio che ne accertava la provenienza. Masciangelo era accusato di aver violato il Dpr 285/90 ovvero il regolamento di Polizia Mortuaria. Secondo l’accusa, nel verbale di chiusura di un feretro per il trasporto di una salma, l’impresario avrebbe attestato falsamente di aver osservato le disposizioni dell’articolo 30 del regolamento mentre, nella realtà, il cofano mortuario era privo del marchio di fabbrica con l’indicazione della ditta costruttrice. I fatti risalgono a maggio del 2015. Fu un addetto dell’Asl, sentito al processo come testimone, a notare l’assenza del marchio di fabbrica durante un controllo nell’obitorio del cimitero nel quale si trovava il feretro. Il difensore di Masciangelo ha prodotto in udienza un documento nel quale l’azienda che ha costruito la bara ha attestato che l’assenza del marchio di fabbrica era dovuta ad una mera dimenticanza. Il Pm aveva chiesto per l’impresario la condanna a tre mesi di reclusione.

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