Nessun laico è salito tanto in alto nella nomenclatura d’Oltretevere quanto Joaquín Navarro-Valls. E nessun portavoce aveva interpretato il ruolo con analogo protagonismo, senza produrre una scontata, prevedibile reazione istituzionale. Ma riuscendo al contrario nell’impresa impossibile di accrescere ulteriormente il profilo del leader che già di per sé rappresentava il più grande comunicatore della propria epoca. Un’alchimia misteriosa, irripetibile di elementi e di caratteri che in ogni altro caso sarebbero risultati, obiettivamente, incompatibili. Ma che nella circostanza eccezionalmente ha funzionato. Facendo di Navarro per venti anni di seguito la figura più nota e più magnetica della curia dopo il papa regnante, Giovanni Paolo II.
