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Benvenuti nell’era del necrologio istantaneo.

L’immancabile tsunami di “R.I.P.”, unito all’immancabile esercito di aficionados post mortem (quelli che, fino a mezzo minuto prima, credevano Lou Reed un cabarettista salentino e Cohen un liquore canadese), rappresenta la liturgia più turpe cui assistiamo su Facebook. Anche sul resto del web, certo, ma le pompe funebri del signor Zuckerberg vincono davvero a mani basse: efficienza, rapidità, solerzia. Il caro estinto di turno ha giusto il tempo per estinguersi ed ecco che scatta il requiem collettivo.

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