Se c’è un autore che incarna l’idea che il film (a volte) può essere un’arte, ma il cinema invece è sempre un’industria, questo è John Guilbert Avildsen, nato 81 anni fa, il 21 dicembre 1935 a Chicago, Illinois, e morto venerdì a Los Angeles per tumore al pancreas. Da una parte infatti Avildsen è stato per i moltissimi fan del campione di boxe il regista di “Rocky” che nel ’76 ha dato il via alla fama palestrata di Stallone (che scrisse il soggetto in tre giorni con una penna Bic e non è che non si veda), uno dei titoli e dei personaggi che rimangono nell’olimpo del business italoamericano di Hollywood. Dall’altra la sua vena di autore interessato alla società e ai costumi in un momento di profondo cambiamento, lo ha fatto debuttare nel ’70 con un bel film a basso costo (e basso incasso), “La guerra privata del cittadino Joe” con Peter Boyle nel ruolo inedito di un operaio, ritratto di un Paese intollerante, razzista, in crisi di identità, un film che è un fiore del mazzo sessantottino.