I cadaveri che tornano in vita dopo la sepoltura derivano il potere della macabra rinascita dalle paure che abitano nell’uomo. Relegato da scienza e conoscenza nel mondo della superstizione, della letteratura e della cinematografia, il timore della morte incompiuta riemerge da un’area funeraria della Cagliari romana. Nella topografia della città bianca, che si tinge di mistero, l’archeologo Mauro Dadea ha infatti rintracciato gli indizi della tomba di un personaggio che, con termini moderni, definiremmo vampiro o “revenant”. L’intuizione dello studioso, specialista in epigrafia, risiede nell’analisi delle pratiche usate per l’inumazione, documentate in contesti extrainsulari dei primi secoli dopo Cristo: i contemporanei avrebbero ritenuto il defunto così temibile che, per scongiurarne la fuga dal sepolcro, l’avrebbero decapitato. Chiusa la testa in una pentola di terracotta, l’avrebbero fissata al fondo della cassa con un chiodo che ne trapassava la mandibola.
fonte: www.unionesarda.it