Il segno nel paesaggio è inconfondibile, perfetto. Il drone sorvola la magica architettura di Carlo Scarpa, scende piano a raccontarne matericità e dettagli, ne narra la planimetria e il contesto, il contrasto tra i volumi costruiti e la natura regolata dal progetto del prato e del piccolo lago, omaggio a quel mondo giapponese che l’architetto veneziano ha sempre profondamente amato. Il tutto da un’altezza inconsueta, che non è quella lontana della ripresa aerea ma nemmeno quella statica e ravvicinata della fotografia. Protagonista è la Tomba Brion, realizzata da Carlo Scarpa tra 1970 e 1978 nel cimitero di San Vito di Altivole, in provincia di Treviso, su commissione di Onorina Brion Tomasin per ospitare le spoglie sue e dell’amato marito Giuseppe Brion, fondatore dell’azienda Brionvega. “Questo è l’unico lavoro che vado a vedere volentieri perché mi sembra di aver conquistato il senso della campagna, come chiedevano i Brion“, diceva Scarpa, che infatti volle esservi seppellito. A questo capolavoro è dedicato un nuovo esperimento proposto dal fotografo di architettura Marco Zanta. “L’uso del drone apre nuove prospettive alla lettura del progetto“, commenta il fotografo-regista. “Nonostante la lunga fase di postproduzione che richiede, l’uso di questa tecnologia permette punti di vista prima impensabili, capaci di restituire pienamente la complessità e il fascino del progetto realizzato. Potrebbe essere il primo di una serie dedicata all’architettura contemporanea“.
fonte: www.abitare.it