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Castro: festeggiare una morte è sempre una sconfitta.

È giusto gioire per la morte di un uomo? Se ne discute da millenni. Gli antichi erano convinti che sì, fosse giusto liberarsi del tiranno: Armonio e Aristogitone, gli assassini di Ipparco, furono scolpiti nel marmo: le prime statue del mondo greco dedicate a personaggi storici. Ed erano convinti che fosse giusto festeggiarne la morte: “Era ora! Bisogna prendere la sbornia. Beviamo a viva forza: Mirsilo è morto!” scriveva Alceo dall’esilio. Condannare la festa degli esuli di Little Avana per la morte di Fidel Castro è ingeneroso. Uomini e donne che sono finiti in carcere, che hanno dovuto lasciare il loro Paese, che hanno perso persone care – e i propri beni – a causa del dittatore non possono certo dispiacersi se il dittatore non c’è più. Il giudizio politico su Castro l’ha scritto la storia; e, contrariamente a quanto lui auspicava, non lo assolverà affatto, nonostante i nostalgici che negano o dimenticano i suoi crimini. Eppure i festeggiamenti non liberano dall’esilio; lo perpetuano. I cubani di Miami si confermano prigionieri del loro antico carnefice. Si sono emancipati dal tiranno, non dalla propria particolare forma di schiavitù. Festeggiare una morte è a volte legittimo; ma è sempre una sconfitta.

Aldo Cazzullo

fonte: www.corriere.it

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