A processo per il cumulo di ossa e bare bruciate fuori dal cimitero di Bomarzo. Era il 2014 e alla sbarra era finito il titolare di un’impresa di pompe funebri della provincia. Ad accorgersi dell’incendio è stato un passante: da una montagnola di cenere sbucavano pezzi di legno e ossa che avevano tutta l’aria di essere resti umani. Lo erano, secondo il medico legale chiamato dai carabinieri per gli accertamenti. Resti umani datati, di una coppia di anziani per i quali era stata chiesta l’esumazione al comune. A processo con l’accusa di discarica abusiva era finito il titolare di una nota impresa di pompe funebri. Non di Bomarzo, ma di un’altra zona della provincia. Un palese errore di persona per il suo avvocato Angelo Di Silvio: “Il falò non è stata opera del mio assistito”, ha sempre detto il difensore. Mercoledì l’ultima udienza del processo, con il giudice Giovanni Pintimalli che ha dichiarato l’assoluzione.
fonte: www.tusciaweb.eu