Un funerale non religioso per un “comunista e ateo“, come ricorda il figlio Jacopo prima di chiudere la cerimonia con il pugno alzato tra le note di “Bella ciao” e le bandiere di Che Guevara. Il tutto, però, non in una piazza qualsiasi di Milano o davanti a una fabbrica o un centro sociale, ma sul sagrato del Duomo, cioè quei metri tra il portone della cattedrale e i gradini che portano in piazza, che sono parte integrante della chiesa, luogo religioso dunque, e che secondo la precisa convenzione (con il Comune di Milano) che ne regola l’uso dovrebbe ospitare esclusivamente funzioni religiose. Monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete della cattedrale milanese e presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo, non vuole ingaggiare polemiche sul funerale di Fo, ma non riesce a nascondere una grande perplessità: “È la prima volta a memoria d’uomo che un evento civile ha luogo sul sagrato. Qui c’è una semiotica pericolosa: si rischia di confondere simboli religiosi e civili“.