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L’ultimo saluto a Shimon Peres.

Io sono un sognatore che combatte“. Posa le mani sul feretro di Shimon Peres, davanti ai grandi del mondo, poi cita un famoso canto ebraico: tocca a Reuven Rivlin, il decimo presidente che due anni fa è succeduto a Peres, aprire la cerimonia d’addio all’ultimo padre della patria, parlando come a un amico “da presidente a presidente“, ricordando del predecessore la “grande capacità di concepire l’inconcepibile“. Sotto un tendone bianco, nel sole già autunnale del Monte Herzl, Gerusalemme e Israele s’inchinano a una semplice cassa coperta da una bandiera.

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