2 marzo 2003. Scontro a fuoco durante l’arresto dei nuovi leader delle Br.

2 Marzo 2016 - 00:10--Anniversari-

Il 2 marzo 2003 è una data che segna un momento cruciale nella lotta dello Stato italiano contro il terrorismo.
Sul treno regionale Roma-Firenze, un semplice controllo di routine della Polizia Ferroviaria si trasforma in uno scontro a fuoco mortale, che porta alla definitiva disfatta delle Nuove Brigate Rosse.

L’eroismo di Emanuele Petri

Il sovrintendente della Polfer, Emanuele Petri, in servizio su quel convoglio, non sa che il suo intervento cambierà il corso della storia recente. Durante un controllo, ferma due passeggeri, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi.
Un controllo che in un primo momento sembra ordinario, ma che si trasforma rapidamente in un incubo.
I due individui non sono viaggiatori qualsiasi: sono i leader delle Nuove Brigate Rosse, il gruppo terroristico responsabile degli omicidi di Massimo D’Antona, il 20 maggio 1999, e di Marco Biagi, il 19 marzo 2002.

Lo scontro a fuoco e la tragedia

Quando Petri scopre le loro identità, Galesi reagisce con violenza estrema: estrae un’arma e apre il fuoco contro gli agenti.
La sparatoria è feroce e drammatica. Nell’intenso scambio di colpi, Emanuele Petri viene colpito mortalmente.
Anche Galesi, il leader brigatista, perde la vita nello scontro, lasciando Lioce sola e in manette.

Il materiale decisivo e la fine dell’organizzazione

Dall’arresto di Nadia Desdemona Lioce emergono elementi fondamentali per le indagini.
Il materiale sequestrato sul treno e nella sua borsa – documenti, floppy disk e due palmari – si rivelerà cruciale per gli investigatori.
Grazie a queste prove, viene ricostruita la rete completa delle Nuove Brigate Rosse.
L’effetto è immediato: nei mesi successivi, tutti i membri dell’organizzazione vengono individuati e arrestati, segnando la fine del gruppo terrorista.

L’omicidio di Emanuele Petri non è stato vano. Il suo sacrificio ha contribuito in modo decisivo a smantellare una delle più pericolose organizzazioni terroristiche dell’Italia contemporanea.
Il suo nome viene oggi ricordato come simbolo di dedizione, coraggio e servizio per la sicurezza del Paese.
Il 2 marzo 2003 rimane una data impressa nella memoria collettiva, un giorno in cui lo Stato ha dimostrato che la legalità e la giustizia possono prevalere anche nei momenti più bui della storia nazionale.

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Il sovrintendente della Polfer, Emanuele Petri, in servizio su quel convoglio, non sa che il suo intervento cambierà il corso della storia recente. Durante un controllo, ferma due passeggeri, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi.
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Lo scontro a fuoco e la tragedia

Quando Petri scopre le loro identità, Galesi reagisce con violenza estrema: estrae un’arma e apre il fuoco contro gli agenti.
La sparatoria è feroce e drammatica. Nell’intenso scambio di colpi, Emanuele Petri viene colpito mortalmente.
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Il materiale decisivo e la fine dell’organizzazione

Dall’arresto di Nadia Desdemona Lioce emergono elementi fondamentali per le indagini.
Il materiale sequestrato sul treno e nella sua borsa – documenti, floppy disk e due palmari – si rivelerà cruciale per gli investigatori.
Grazie a queste prove, viene ricostruita la rete completa delle Nuove Brigate Rosse.
L’effetto è immediato: nei mesi successivi, tutti i membri dell’organizzazione vengono individuati e arrestati, segnando la fine del gruppo terrorista.

L’omicidio di Emanuele Petri non è stato vano. Il suo sacrificio ha contribuito in modo decisivo a smantellare una delle più pericolose organizzazioni terroristiche dell’Italia contemporanea.
Il suo nome viene oggi ricordato come simbolo di dedizione, coraggio e servizio per la sicurezza del Paese.
Il 2 marzo 2003 rimane una data impressa nella memoria collettiva, un giorno in cui lo Stato ha dimostrato che la legalità e la giustizia possono prevalere anche nei momenti più bui della storia nazionale.

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