19 marzo 1994. Muore don Peppe Diana, il sacerdote che combatteva la camorra.

Don Peppe Diana nasce il 4 luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta.
La sua famiglia, proprietaria terriera, gli trasmette valori di onestà e impegno civile.
Nel 1968, entra nel seminario di Aversa, dove frequenta sia la scuola media che il liceo classico.
Successivamente, prosegue gli studi teologici presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Posillipo.
Si laurea in Teologia biblica e successivamente in Filosofia all’Università di Napoli Federico II.
Parallelamente, aderisce all’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), diventando caporeparto.
Nel marzo 1982, viene ordinato sacerdote.
La missione pastorale e l’impegno civile
Diventato parroco, don Peppe Diana assume incarichi di rilievo nella comunità ecclesiastica.
Diventa assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e del settore Foulard Bianchi.
Nel 1989, viene nominato parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe.
Diventa anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza.
Oltre alla missione pastorale, insegna materie letterarie e religione in vari istituti scolastici di Aversa.
La sua attività non si limita alla chiesa: il sacerdote si impegna nella lotta contro la camorra, denunciando apertamente i soprusi del Clan dei Casalesi.
Il clan, guidato da Francesco Schiavone, esercita il controllo su traffici illeciti, infiltrandosi nelle istituzioni e nell’economia locale.
“Per amore del mio popolo”: la denuncia della camorra
Nel Natale del 1991, don Peppe Diana scrive il manifesto “Per amore del mio popolo”, diffuso nelle parrocchie della zona.
Il documento è un’accusa diretta alla camorra e ai suoi metodi di terrore:
“La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana”.
Il sacerdote esorta la comunità a ribellarsi, sottolineando le responsabilità delle istituzioni nel permettere il radicamento della criminalità organizzata.
Il suo appello alla giustizia e alla legalità diventa un punto di riferimento per la società civile.
L’omicidio nella sacrestia
La mattina del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, don Peppe Diana si prepara a celebrare la messa.
Alle 7:20, un sicario lo raggiunge nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari.
Cinque colpi di pistola lo colpiscono alla testa, al volto, al collo e alla mano.
Il parroco muore all’istante.
L’omicidio provoca indignazione in tutta Italia.
Durante l’Angelus del 20 marzo 1994, papa Giovanni Paolo II esprime il suo dolore:
“Il sacrificio di questo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di pace”.
Depistaggi e processi
Dopo l’omicidio, emergono tentativi di depistaggio per infangare la memoria di don Diana.
Il sacerdote viene accusato falsamente di pedofilia e connivenza con la camorra.
Il quotidiano Corriere di Caserta titola:
“Don Diana era un camorrista”
Solo nel 2003, le indagini portano all’ergastolo di Nunzio De Falco, mandante dell’omicidio.
L’esecutore materiale, Giuseppe Quadrano, decide di collaborare con la giustizia e ottiene una pena ridotta a 14 anni.
Nel 2004, la Corte di Cassazione condanna Mario Santoro e Francesco Piacenti all’ergastolo per il ruolo di coautori.
Il Comitato don Peppe Diana e l’eredità morale
Nel 2006, nasce il Comitato don Peppe Diana, formato da associazioni locali per mantenere viva la memoria del sacerdote.
Nel corso degli anni, scuole e istituti culturali vengono intitolati al parroco, tra cui:
- Istituto Superiore di Morcone (BN)
- Istituto Comprensivo 3 di Portici (NA)
- Scuola di Legalità di Termoli
La sua storia ha ispirato film, documentari e spettacoli teatrali, tra cui:
- Per amore del mio popolo (2014), con Alessandro Preziosi
- Documentario Non tacerò: la storia di don Peppe Diana su Rai Storia
- Spettacolo teatrale Non è stata la mano di Dio (2024), patrocinato dal Comitato don Peppe Diana
Don Peppe Diana nasce il 4 luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta.
La sua famiglia, proprietaria terriera, gli trasmette valori di onestà e impegno civile.
Nel 1968, entra nel seminario di Aversa, dove frequenta sia la scuola media che il liceo classico.
Successivamente, prosegue gli studi teologici presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Posillipo.
Si laurea in Teologia biblica e successivamente in Filosofia all’Università di Napoli Federico II.
Parallelamente, aderisce all’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), diventando caporeparto.
Nel marzo 1982, viene ordinato sacerdote.
La missione pastorale e l’impegno civile
Diventato parroco, don Peppe Diana assume incarichi di rilievo nella comunità ecclesiastica.
Diventa assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e del settore Foulard Bianchi.
Nel 1989, viene nominato parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe.
Diventa anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza.
Oltre alla missione pastorale, insegna materie letterarie e religione in vari istituti scolastici di Aversa.
La sua attività non si limita alla chiesa: il sacerdote si impegna nella lotta contro la camorra, denunciando apertamente i soprusi del Clan dei Casalesi.
Il clan, guidato da Francesco Schiavone, esercita il controllo su traffici illeciti, infiltrandosi nelle istituzioni e nell’economia locale.
“Per amore del mio popolo”: la denuncia della camorra
Nel Natale del 1991, don Peppe Diana scrive il manifesto “Per amore del mio popolo”, diffuso nelle parrocchie della zona.
Il documento è un’accusa diretta alla camorra e ai suoi metodi di terrore:
“La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana”.
Il sacerdote esorta la comunità a ribellarsi, sottolineando le responsabilità delle istituzioni nel permettere il radicamento della criminalità organizzata.
Il suo appello alla giustizia e alla legalità diventa un punto di riferimento per la società civile.
L’omicidio nella sacrestia
La mattina del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, don Peppe Diana si prepara a celebrare la messa.
Alle 7:20, un sicario lo raggiunge nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari.
Cinque colpi di pistola lo colpiscono alla testa, al volto, al collo e alla mano.
Il parroco muore all’istante.
L’omicidio provoca indignazione in tutta Italia.
Durante l’Angelus del 20 marzo 1994, papa Giovanni Paolo II esprime il suo dolore:
“Il sacrificio di questo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di pace”.
Depistaggi e processi
Dopo l’omicidio, emergono tentativi di depistaggio per infangare la memoria di don Diana.
Il sacerdote viene accusato falsamente di pedofilia e connivenza con la camorra.
Il quotidiano Corriere di Caserta titola:
“Don Diana era un camorrista”
Solo nel 2003, le indagini portano all’ergastolo di Nunzio De Falco, mandante dell’omicidio.
L’esecutore materiale, Giuseppe Quadrano, decide di collaborare con la giustizia e ottiene una pena ridotta a 14 anni.
Nel 2004, la Corte di Cassazione condanna Mario Santoro e Francesco Piacenti all’ergastolo per il ruolo di coautori.
Il Comitato don Peppe Diana e l’eredità morale
Nel 2006, nasce il Comitato don Peppe Diana, formato da associazioni locali per mantenere viva la memoria del sacerdote.
Nel corso degli anni, scuole e istituti culturali vengono intitolati al parroco, tra cui:
- Istituto Superiore di Morcone (BN)
- Istituto Comprensivo 3 di Portici (NA)
- Scuola di Legalità di Termoli
La sua storia ha ispirato film, documentari e spettacoli teatrali, tra cui:
- Per amore del mio popolo (2014), con Alessandro Preziosi
- Documentario Non tacerò: la storia di don Peppe Diana su Rai Storia
- Spettacolo teatrale Non è stata la mano di Dio (2024), patrocinato dal Comitato don Peppe Diana