17 febbraio 1673. Addio a Molière, il genio del teatro della psicologia umana.

Il 17 febbraio 1673 si spegne a Parigi Jean-Baptiste Poquelin, meglio conosciuto come Molière, uno dei più grandi e geniali drammaturghi della storia del teatro.
Con le sue opere, tra cui “L’Avaro”, “Il Misantropo”, “La scuola delle mogli” e “Il malato immaginario” solo per citare le più note al grande pubblico, ha lasciato un’impronta indelebile nel teatro, francese e mondiale, raccontando con sottile ironia le debolezze della società e dell’animo umano.
L’ultimo sipario: la morte in scena
La sua morte avviene in circostanze emblematiche e rappresentative della sua dedizione assoluta al teatro.
Durante la quarta rappresentazione de Il malato immaginario, in cui interpretava il ruolo di Argan, Molière si sente male sul palco. Sofferente, riesce a terminare lo spettacolo, ma poche ore dopo, sopraffatto dai sintomi della tubercolosi da cui era affetto da tempo, muore nella sua casa.
Un artista tra genialità e pregiudizi
Molière non fu solo un autore di talento, ma anche un innovatore del teatro.
Le sue commedie non erano semplici rappresentazioni di costume, bensì profondi studi della natura umana, espressi con una maestria che fondeva intrattenimento e critica sociale.
Tuttavia, nonostante il suo straordinario successo, dovette affrontare pregiudizi e ostilità.
Nell’epoca in cui visse, gli attori e i commedianti erano considerati artisti di rango inferiore, spesso esclusi dai riconoscimenti ufficiali.
Ciò non gli impedì di conquistare il favore del pubblico e persino la protezione di Luigi XIV, ma la sua accoglienza nell’Accademia di Francia avvenne solo postuma.
L’eredità di Molière
La scomparsa di Molière segnò la fine di un’epoca teatrale e l’inizio di un’eterna celebrazione della sua arte.
Il suo teatro continua a essere rappresentato in tutto il mondo, e le sue riflessioni sulla società, sull’ipocrisia e sulle debolezze umane risultano ancora attuali.
Il suo nome è ormai sinonimo di teatro classico francese, e la sua influenza si estende ben oltre i confini del XVII secolo.
A distanza di secoli, Molière rimane un immortale della letteratura, celebrato non solo per il suo straordinario talento, ma anche per la sua determinazione a portare il teatro ai massimi livelli espressivi, nonostante le avversità.
Un genio che ha saputo trasformare la scena in uno specchio della realtà umana, rendendo la commedia un’arte alta e indimenticabile. LPP
Il 17 febbraio 1673 si spegne a Parigi Jean-Baptiste Poquelin, meglio conosciuto come Molière, uno dei più grandi e geniali drammaturghi della storia del teatro.
Con le sue opere, tra cui “L’Avaro”, “Il Misantropo”, “La scuola delle mogli” e “Il malato immaginario” solo per citare le più note al grande pubblico, ha lasciato un’impronta indelebile nel teatro, francese e mondiale, raccontando con sottile ironia le debolezze della società e dell’animo umano.
L’ultimo sipario: la morte in scena
La sua morte avviene in circostanze emblematiche e rappresentative della sua dedizione assoluta al teatro.
Durante la quarta rappresentazione de Il malato immaginario, in cui interpretava il ruolo di Argan, Molière si sente male sul palco. Sofferente, riesce a terminare lo spettacolo, ma poche ore dopo, sopraffatto dai sintomi della tubercolosi da cui era affetto da tempo, muore nella sua casa.
Un artista tra genialità e pregiudizi
Molière non fu solo un autore di talento, ma anche un innovatore del teatro.
Le sue commedie non erano semplici rappresentazioni di costume, bensì profondi studi della natura umana, espressi con una maestria che fondeva intrattenimento e critica sociale.
Tuttavia, nonostante il suo straordinario successo, dovette affrontare pregiudizi e ostilità.
Nell’epoca in cui visse, gli attori e i commedianti erano considerati artisti di rango inferiore, spesso esclusi dai riconoscimenti ufficiali.
Ciò non gli impedì di conquistare il favore del pubblico e persino la protezione di Luigi XIV, ma la sua accoglienza nell’Accademia di Francia avvenne solo postuma.
L’eredità di Molière
La scomparsa di Molière segnò la fine di un’epoca teatrale e l’inizio di un’eterna celebrazione della sua arte.
Il suo teatro continua a essere rappresentato in tutto il mondo, e le sue riflessioni sulla società, sull’ipocrisia e sulle debolezze umane risultano ancora attuali.
Il suo nome è ormai sinonimo di teatro classico francese, e la sua influenza si estende ben oltre i confini del XVII secolo.
A distanza di secoli, Molière rimane un immortale della letteratura, celebrato non solo per il suo straordinario talento, ma anche per la sua determinazione a portare il teatro ai massimi livelli espressivi, nonostante le avversità.
Un genio che ha saputo trasformare la scena in uno specchio della realtà umana, rendendo la commedia un’arte alta e indimenticabile. LPP