16 aprile 1828. Muore Francisco Goya: genio oscuro tra ragione e follia.

Francisco Goya nasce il 30 marzo 1746 a Fuendetodos, un piccolo villaggio aragonese.
Cresce in una famiglia semplice, ma con solide radici artigiane.
Fin da bambino mostra una naturale inclinazione per il disegno.
Il padre, intuendo il suo talento, lo affida alla bottega di José Luzán.
Qui Goya impara le basi della pittura e sviluppa un tratto personale e istintivo.
A diciotto anni si trasferisce a Madrid, dove entra in contatto con gli ambienti culturali più vivaci della capitale.
Nel 1770 parte per Roma, attratto dall’arte classica e dalle sue forme armoniche.
Lì si confronta con i grandi maestri del passato e affina il suo stile.
Francisco Goya, l’ascesa e il successo a corte
Tornato in Spagna, Francisco Goya inizia a lavorare per la Real Fábrica de Tapices.
I suoi cartoni per arazzi riscuotono un immediato successo.
La sua pittura è brillante, movimentata, profondamente legata alla vita quotidiana.
Nel 1786 viene nominato pittore di corte.
Ritrae re e nobili con sguardo acuto, ironico, spesso disincantato.
Nel 1799 raggiunge l’apice della carriera diventando Primo Pittore di Corte.
Realizza opere audaci come La Maja desnuda, che scandalizza e affascina allo stesso tempo.
Goya non si limita a compiacere il potere: lo osserva, lo mette in discussione.
La malattia e il buio interiore
Nel 1793, a seguito di una grave malattia, Goya perde completamente l’udito.
Questo evento segna una svolta profonda nella sua arte.
La luce si spegne.
Al suo posto emergono visioni oscure, angosce interiori, incubi notturni.
Si dedica alle incisioni, tra cui i celebri Caprichos, una satira feroce della società.
Durante la guerra contro Napoleone, documenta l’orrore con I disastri della guerra.
Le sue immagini parlano di violenza, dolore, crudeltà.
Senza filtri.
Senza pietà.
Francisco Goya, solitudine e le Pitture nere
Deluso dalla politica e dalle illusioni dell’Illuminismo, Goya si ritira nella sua casa di campagna, la Quinta del Sordo.
Qui realizza le Pitture nere, direttamente sui muri.
Non sono più opere destinate al pubblico.
Sono confessioni intime.
Uomini deformi, riti oscuri, sguardi persi nel vuoto.
Goya dipinge il lato oscuro dell’anima.
Nel 1824 lascia la Spagna e si trasferisce a Bordeaux.
Continua a lavorare, in silenzio, con intensità e visione.
La morte e i funerali di Goya
Francisco Goya muore nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1828.
È solo, lontano dalla sua terra, colpito da un ictus.
Viene sepolto a Bordeaux, ma nel 1900 i suoi resti tornano in Spagna.
Dal 1919 riposa nella cappella di San Antonio de la Florida, proprio sotto la cupola che lui stesso aveva affrescato.
Francisco Goya nasce il 30 marzo 1746 a Fuendetodos, un piccolo villaggio aragonese.
Cresce in una famiglia semplice, ma con solide radici artigiane.
Fin da bambino mostra una naturale inclinazione per il disegno.
Il padre, intuendo il suo talento, lo affida alla bottega di José Luzán.
Qui Goya impara le basi della pittura e sviluppa un tratto personale e istintivo.
A diciotto anni si trasferisce a Madrid, dove entra in contatto con gli ambienti culturali più vivaci della capitale.
Nel 1770 parte per Roma, attratto dall’arte classica e dalle sue forme armoniche.
Lì si confronta con i grandi maestri del passato e affina il suo stile.
Francisco Goya, l’ascesa e il successo a corte
Tornato in Spagna, Francisco Goya inizia a lavorare per la Real Fábrica de Tapices.
I suoi cartoni per arazzi riscuotono un immediato successo.
La sua pittura è brillante, movimentata, profondamente legata alla vita quotidiana.
Nel 1786 viene nominato pittore di corte.
Ritrae re e nobili con sguardo acuto, ironico, spesso disincantato.
Nel 1799 raggiunge l’apice della carriera diventando Primo Pittore di Corte.
Realizza opere audaci come La Maja desnuda, che scandalizza e affascina allo stesso tempo.
Goya non si limita a compiacere il potere: lo osserva, lo mette in discussione.
La malattia e il buio interiore
Nel 1793, a seguito di una grave malattia, Goya perde completamente l’udito.
Questo evento segna una svolta profonda nella sua arte.
La luce si spegne.
Al suo posto emergono visioni oscure, angosce interiori, incubi notturni.
Si dedica alle incisioni, tra cui i celebri Caprichos, una satira feroce della società.
Durante la guerra contro Napoleone, documenta l’orrore con I disastri della guerra.
Le sue immagini parlano di violenza, dolore, crudeltà.
Senza filtri.
Senza pietà.
Francisco Goya, solitudine e le Pitture nere
Deluso dalla politica e dalle illusioni dell’Illuminismo, Goya si ritira nella sua casa di campagna, la Quinta del Sordo.
Qui realizza le Pitture nere, direttamente sui muri.
Non sono più opere destinate al pubblico.
Sono confessioni intime.
Uomini deformi, riti oscuri, sguardi persi nel vuoto.
Goya dipinge il lato oscuro dell’anima.
Nel 1824 lascia la Spagna e si trasferisce a Bordeaux.
Continua a lavorare, in silenzio, con intensità e visione.
La morte e i funerali di Goya
Francisco Goya muore nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1828.
È solo, lontano dalla sua terra, colpito da un ictus.
Viene sepolto a Bordeaux, ma nel 1900 i suoi resti tornano in Spagna.
Dal 1919 riposa nella cappella di San Antonio de la Florida, proprio sotto la cupola che lui stesso aveva affrescato.