15 aprile 1990. Muore Greta Garbo, la Divina.

Greta Garbo nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905, in un quartiere popolare e in una famiglia modesta.
Fin da bambina preferisce il silenzio ai giochi di gruppo, ama sognare, osservare, travestirsi, inventare storie.
Il dolore arriva presto: a quindici anni perde il padre e lascia la scuola per contribuire al sostegno della famiglia.
Lavora prima in un barbiere, poi in un grande magazzino, dove viene notata per il suo fascino fuori dal comune.
Le offrono di posare per alcune pubblicità e cortometraggi, e da lì nasce tutto.
I primi passi nel cinema
Il primo vero ruolo arriva nel 1922, grazie al regista Erik Arthur Petschler.
Ma è Mauritz Stiller, figura chiave del cinema svedese, a riconoscerne il potenziale straordinario.
La trasforma in Greta Garbo, la guida sul set e la fa recitare in “La leggenda di Gösta Berling”, che le apre le porte del cinema europeo.
Il film conquista Berlino e fa scattare la scintilla tra Garbo e Hollywood.
La MGM la vuole subito: una stella è pronta a brillare oltreoceano.
L’arrivo a Hollywood e la nascita di una star
Nel 1925, a soli vent’anni, Greta attraversa l’Atlantico senza parlare inglese e con molte insicurezze.
Ma bastano pochi provini perché i produttori intuiscano il suo carisma magnetico.
Con “Il torrente” inizia il suo successo americano.
“La tentatrice” la consacra diva: elegante, misteriosa, diversa da tutte.
Il pubblico si innamora e il mito comincia a prendere forma.
Dal muto al sonoro: Garbo parla, Garbo incanta
Nel 1930 Garbo pronuncia le sue prime parole sul grande schermo in “Anna Christie”.
La voce profonda, l’accento europeo e la grazia naturale della recitazione conquistano tutti.
“Garbo talks” è il titolo sui giornali, ma la sua magia va ben oltre le parole.
Seguono capolavori come “Grand Hotel”, “Anna Karenina” e “La regina Cristina”.
Chiede sempre il direttore della fotografia William H. Daniels, capace di esaltare ogni dettaglio del suo volto.
Un’icona lontana dai riflettori
Greta Garbo è il contrario della star hollywoodiana.
Evita i riflettori, detesta le interviste, si protegge dai fotografi e dagli eventi mondani.
Difende gelosamente la sua vita privata, rimanendo un enigma affascinante.
Vive amori intensi, come quello con John Gilbert, o con Mercedes de Acosta, ma non si lega mai definitivamente.
Nel 1939 sorprende tutti con la commedia “Ninotchka”, dove per la prima volta sorride sullo schermo.
“Garbo laughs” diventa il nuovo slogan di successo.
L’addio precoce al cinema
Nel 1941, dopo l’insuccesso di “Non tradirmi con me”, Greta lascia il cinema.
Ha solo 36 anni, ma è stanca, disillusa, forse già appagata.
Declina tutte le proposte, anche quelle di Hitchcock e Visconti.
Nel 1950 ottiene la cittadinanza americana, e nel 1954 riceve l’Oscar alla carriera, ma non si presenta.
Anche lontana dalle scene, rimane un’icona globale, avvolta nel mistero.
La nascita di una leggenda
È proprio il silenzio a trasformare Greta Garbo in mito.
La sua scelta di ritirarsi, l’indifferenza verso la fama, l’eleganza sobria, costruiscono un’aura irripetibile.
Biografi, registi, scrittori continuano a interrogarla.
Federico Fellini la definisce “una fata severa”, fondatrice di un ordine religioso chiamato cinema.
L’American Film Institute la inserisce tra le più grandi stelle di tutti i tempi.
La morte e i funerali
Greta Garbo muore il 15 aprile 1990, il giorno di Pasqua, in un ospedale di New York.
Ha 84 anni e da tempo vive lontana da ogni apparizione pubblica.
La sua fine arriva in silenzio, per una polmonite aggravata da insufficienza renale.
I funerali si svolgono in forma privata, senza clamore.
Viene sepolta a Stoccolma, nel cimitero di Skogskyrkogården, tra gli alberi e la quiete che ha sempre amato.
Greta Garbo nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905, in un quartiere popolare e in una famiglia modesta.
Fin da bambina preferisce il silenzio ai giochi di gruppo, ama sognare, osservare, travestirsi, inventare storie.
Il dolore arriva presto: a quindici anni perde il padre e lascia la scuola per contribuire al sostegno della famiglia.
Lavora prima in un barbiere, poi in un grande magazzino, dove viene notata per il suo fascino fuori dal comune.
Le offrono di posare per alcune pubblicità e cortometraggi, e da lì nasce tutto.
I primi passi nel cinema
Il primo vero ruolo arriva nel 1922, grazie al regista Erik Arthur Petschler.
Ma è Mauritz Stiller, figura chiave del cinema svedese, a riconoscerne il potenziale straordinario.
La trasforma in Greta Garbo, la guida sul set e la fa recitare in “La leggenda di Gösta Berling”, che le apre le porte del cinema europeo.
Il film conquista Berlino e fa scattare la scintilla tra Garbo e Hollywood.
La MGM la vuole subito: una stella è pronta a brillare oltreoceano.
L’arrivo a Hollywood e la nascita di una star
Nel 1925, a soli vent’anni, Greta attraversa l’Atlantico senza parlare inglese e con molte insicurezze.
Ma bastano pochi provini perché i produttori intuiscano il suo carisma magnetico.
Con “Il torrente” inizia il suo successo americano.
“La tentatrice” la consacra diva: elegante, misteriosa, diversa da tutte.
Il pubblico si innamora e il mito comincia a prendere forma.
Dal muto al sonoro: Garbo parla, Garbo incanta
Nel 1930 Garbo pronuncia le sue prime parole sul grande schermo in “Anna Christie”.
La voce profonda, l’accento europeo e la grazia naturale della recitazione conquistano tutti.
“Garbo talks” è il titolo sui giornali, ma la sua magia va ben oltre le parole.
Seguono capolavori come “Grand Hotel”, “Anna Karenina” e “La regina Cristina”.
Chiede sempre il direttore della fotografia William H. Daniels, capace di esaltare ogni dettaglio del suo volto.
Un’icona lontana dai riflettori
Greta Garbo è il contrario della star hollywoodiana.
Evita i riflettori, detesta le interviste, si protegge dai fotografi e dagli eventi mondani.
Difende gelosamente la sua vita privata, rimanendo un enigma affascinante.
Vive amori intensi, come quello con John Gilbert, o con Mercedes de Acosta, ma non si lega mai definitivamente.
Nel 1939 sorprende tutti con la commedia “Ninotchka”, dove per la prima volta sorride sullo schermo.
“Garbo laughs” diventa il nuovo slogan di successo.
L’addio precoce al cinema
Nel 1941, dopo l’insuccesso di “Non tradirmi con me”, Greta lascia il cinema.
Ha solo 36 anni, ma è stanca, disillusa, forse già appagata.
Declina tutte le proposte, anche quelle di Hitchcock e Visconti.
Nel 1950 ottiene la cittadinanza americana, e nel 1954 riceve l’Oscar alla carriera, ma non si presenta.
Anche lontana dalle scene, rimane un’icona globale, avvolta nel mistero.
La nascita di una leggenda
È proprio il silenzio a trasformare Greta Garbo in mito.
La sua scelta di ritirarsi, l’indifferenza verso la fama, l’eleganza sobria, costruiscono un’aura irripetibile.
Biografi, registi, scrittori continuano a interrogarla.
Federico Fellini la definisce “una fata severa”, fondatrice di un ordine religioso chiamato cinema.
L’American Film Institute la inserisce tra le più grandi stelle di tutti i tempi.
La morte e i funerali
Greta Garbo muore il 15 aprile 1990, il giorno di Pasqua, in un ospedale di New York.
Ha 84 anni e da tempo vive lontana da ogni apparizione pubblica.
La sua fine arriva in silenzio, per una polmonite aggravata da insufficienza renale.
I funerali si svolgono in forma privata, senza clamore.
Viene sepolta a Stoccolma, nel cimitero di Skogskyrkogården, tra gli alberi e la quiete che ha sempre amato.