15 aprile 1865. Muore Abraham Lincoln, il presidente che abolisce la schiavitù.

Abraham Lincoln nasce il 12 febbraio 1809 in una capanna di tronchi nei pressi di Hodgenville, Kentucky.
La sua famiglia vive in condizioni di povertà, ma cresce in un ambiente dove il lavoro duro è una costante.
Sua madre muore quando lui ha solo nove anni, lasciando un vuoto che segna profondamente la sua infanzia.
Dopo il secondo matrimonio del padre, sviluppa un legame molto affettuoso con la matrigna Sarah.
Nel 1816 si trasferisce con la famiglia in Indiana e successivamente in Illinois, alla ricerca di migliori opportunità.
L’ingresso in politica e l’attività legale
Abraham Lincoln comincia a interessarsi alla politica nei primi anni Trenta dell’Ottocento, candidandosi all’Assemblea dell’Illinois.
Dopo una prima sconfitta, viene eletto nel 1834 e presta servizio per quattro mandati consecutivi.
Nel frattempo studia da autodidatta per diventare avvocato, riuscendoci nel 1836.
A Springfield apre uno studio legale e costruisce la sua reputazione come brillante penalista.
Durante la sua carriera difende cause commerciali, civili e penali, affrontando anche casi molto complessi.
Mostra sin da subito una forte avversione per la schiavitù, pur mantenendo posizioni moderate.
Abraham Lincoln e l’ascesa al potere
Dopo un mandato al Congresso dal 1847 al 1849, Lincoln si ritira temporaneamente dalla politica attiva.
Nel 1854 ritorna in campo con forza, spinto dall’indignazione per il Kansas-Nebraska Act che consente l’espansione della schiavitù.
Nel 1858 affronta Stephen A. Douglas nei celebri dibattiti pubblici, incentrati proprio sul tema della schiavitù.
Sebbene perda l’elezione al Senato, acquisisce notorietà nazionale per la chiarezza e la forza morale delle sue posizioni.
Nel 1860 il Partito Repubblicano lo sceglie come candidato alla presidenza, puntando sulla sua immagine di uomo onesto e moderato.
Vince le elezioni grazie al forte sostegno degli Stati del Nord, nonostante l’opposizione degli Stati del Sud.
La presidenza durante la guerra civile americana
Dopo la sua elezione, sette Stati del Sud si separano dall’Unione per formare la Confederazione.
Abraham Lincoln assume la presidenza il 4 marzo 1861 in un clima di crisi e imminente conflitto.
Nei primi mesi si concentra sulla difesa dell’Unione, affermando che nessuno Stato ha il diritto di secedere.
Con l’attacco di Fort Sumter ad aprile, scoppia ufficialmente la guerra civile americana.
Durante il conflitto prende decisioni fondamentali, tra cui la scelta dei generali e la definizione della strategia militare.
Sostiene l’abolizione della schiavitù come obiettivo morale e strategico, firmando il Proclama di Emancipazione nel 1863.
Questa decisione trasforma la guerra in una battaglia per la libertà, rafforzando il sostegno internazionale all’Unione.
Il secondo mandato e la visione per la ricostruzione
Nel 1864 vince la rielezione nonostante le difficoltà della guerra, ottenendo l’appoggio dei Democratici favorevoli al conflitto.
Anticipando la fine delle ostilità, avvia un piano per la riconciliazione e la ricostruzione del Paese.
Favorisce il XIII emendamento alla Costituzione, che abolisce definitivamente la schiavitù negli Stati Uniti.
Nel celebre discorso di Gettysburg, pronuncia parole che ancora oggi incarnano i valori fondanti della democrazia americana.
Ribadisce che il governo del popolo, dal popolo e per il popolo non deve perire dalla terra.
Intende accogliere gli Stati del Sud con clemenza, per facilitare la riunificazione nazionale.
La morte e i funerali di Abraham Lincoln
Il 14 aprile 1865, solo cinque giorni dopo la resa del generale confederato Robert E. Lee, Lincoln assiste a uno spettacolo al Ford’s Theatre di Washington.
Durante la rappresentazione, il simpatizzante sudista John Wilkes Booth lo colpisce a tradimento con un colpo di pistola alla testa.
Trasportato in una pensione vicina, Abraham Lincoln muore alle 7:22 del mattino successivo, il 15 aprile 1865.
La sua morte sconvolge l’intera nazione, che lo piange come un martire della libertà e dell’unità.
Viene organizzato un solenne funerale di Stato, con una processione funebre che attraversa numerose città americane.
Il suo corpo viene infine sepolto a Springfield, nell’Illinois, dove oggi sorge il Lincoln Tomb State Historic Site.
Abraham Lincoln nasce il 12 febbraio 1809 in una capanna di tronchi nei pressi di Hodgenville, Kentucky.
La sua famiglia vive in condizioni di povertà, ma cresce in un ambiente dove il lavoro duro è una costante.
Sua madre muore quando lui ha solo nove anni, lasciando un vuoto che segna profondamente la sua infanzia.
Dopo il secondo matrimonio del padre, sviluppa un legame molto affettuoso con la matrigna Sarah.
Nel 1816 si trasferisce con la famiglia in Indiana e successivamente in Illinois, alla ricerca di migliori opportunità.
L’ingresso in politica e l’attività legale
Abraham Lincoln comincia a interessarsi alla politica nei primi anni Trenta dell’Ottocento, candidandosi all’Assemblea dell’Illinois.
Dopo una prima sconfitta, viene eletto nel 1834 e presta servizio per quattro mandati consecutivi.
Nel frattempo studia da autodidatta per diventare avvocato, riuscendoci nel 1836.
A Springfield apre uno studio legale e costruisce la sua reputazione come brillante penalista.
Durante la sua carriera difende cause commerciali, civili e penali, affrontando anche casi molto complessi.
Mostra sin da subito una forte avversione per la schiavitù, pur mantenendo posizioni moderate.
Abraham Lincoln e l’ascesa al potere
Dopo un mandato al Congresso dal 1847 al 1849, Lincoln si ritira temporaneamente dalla politica attiva.
Nel 1854 ritorna in campo con forza, spinto dall’indignazione per il Kansas-Nebraska Act che consente l’espansione della schiavitù.
Nel 1858 affronta Stephen A. Douglas nei celebri dibattiti pubblici, incentrati proprio sul tema della schiavitù.
Sebbene perda l’elezione al Senato, acquisisce notorietà nazionale per la chiarezza e la forza morale delle sue posizioni.
Nel 1860 il Partito Repubblicano lo sceglie come candidato alla presidenza, puntando sulla sua immagine di uomo onesto e moderato.
Vince le elezioni grazie al forte sostegno degli Stati del Nord, nonostante l’opposizione degli Stati del Sud.
La presidenza durante la guerra civile americana
Dopo la sua elezione, sette Stati del Sud si separano dall’Unione per formare la Confederazione.
Abraham Lincoln assume la presidenza il 4 marzo 1861 in un clima di crisi e imminente conflitto.
Nei primi mesi si concentra sulla difesa dell’Unione, affermando che nessuno Stato ha il diritto di secedere.
Con l’attacco di Fort Sumter ad aprile, scoppia ufficialmente la guerra civile americana.
Durante il conflitto prende decisioni fondamentali, tra cui la scelta dei generali e la definizione della strategia militare.
Sostiene l’abolizione della schiavitù come obiettivo morale e strategico, firmando il Proclama di Emancipazione nel 1863.
Questa decisione trasforma la guerra in una battaglia per la libertà, rafforzando il sostegno internazionale all’Unione.
Il secondo mandato e la visione per la ricostruzione
Nel 1864 vince la rielezione nonostante le difficoltà della guerra, ottenendo l’appoggio dei Democratici favorevoli al conflitto.
Anticipando la fine delle ostilità, avvia un piano per la riconciliazione e la ricostruzione del Paese.
Favorisce il XIII emendamento alla Costituzione, che abolisce definitivamente la schiavitù negli Stati Uniti.
Nel celebre discorso di Gettysburg, pronuncia parole che ancora oggi incarnano i valori fondanti della democrazia americana.
Ribadisce che il governo del popolo, dal popolo e per il popolo non deve perire dalla terra.
Intende accogliere gli Stati del Sud con clemenza, per facilitare la riunificazione nazionale.
La morte e i funerali di Abraham Lincoln
Il 14 aprile 1865, solo cinque giorni dopo la resa del generale confederato Robert E. Lee, Lincoln assiste a uno spettacolo al Ford’s Theatre di Washington.
Durante la rappresentazione, il simpatizzante sudista John Wilkes Booth lo colpisce a tradimento con un colpo di pistola alla testa.
Trasportato in una pensione vicina, Abraham Lincoln muore alle 7:22 del mattino successivo, il 15 aprile 1865.
La sua morte sconvolge l’intera nazione, che lo piange come un martire della libertà e dell’unità.
Viene organizzato un solenne funerale di Stato, con una processione funebre che attraversa numerose città americane.
Il suo corpo viene infine sepolto a Springfield, nell’Illinois, dove oggi sorge il Lincoln Tomb State Historic Site.