13 aprile 1695. Muore Jean de La Fontaine, maestro delle favole morali.

Jean de La Fontaine, maestro delle favole morali.
Jean de La Fontaine nasce l’8 luglio 1621 a Château-Thierry, in Francia.
Suo padre, sovrintendente alle acque e alle foreste, desidera per lui una carriera ecclesiastica.
Fin da giovane, però, Jean mostra uno spiccato amore per la letteratura.
Abbandona gli studi religiosi già l’anno dopo il suo ingresso nell’Oratorio.
Successivamente si dedica alla giurisprudenza e ottiene la laurea nel 1649.
A ventisei anni, nel 1647, sposa la giovane Marie Hèricart, con cui ha un figlio.
Nel 1652 eredita l’incarico del padre alla sovrintendenza locale.
L’approdo a Parigi e la vita di corte
Dopo pochi anni si separa dalla moglie e si trasferisce a Parigi.
Qui comincia a frequentare ambienti letterari e ottiene la protezione di Nicolas Fouquet.
Scrive madrigali, commedie e poemi per compiacere il suo mecenate.
Quando Fouquet cade in disgrazia, Jean lo difende con una celebre elegia.
Questo gesto lo espone all’ostracismo di corte e lo mette in difficoltà economica.
Presto trova nuove protettrici in Madame d’Orléans e Madame de la Sablière.
Nel suo salotto conosce intellettuali come Molière, Racine e Madame de La Fayette.
Nel 1683 viene accolto all’Académie Française, coronando la sua carriera letteraria.
Jean de La Fontaine e la visione del mondo
Sebbene abbia un carattere riservato, La Fontaine conquista tutti con la sua gentilezza.
Durante la sua vita alterna momenti di riflessione solitaria e mondanità parigina.
Talvolta si descrive come “testa di carciofo marcio”, rivelando ironia e autocritica.
A differenza di molti contemporanei, rifiuta ogni forma di conformismo.
Rabelais, Esopo, Ariosto e Boccaccio influenzano fortemente la sua scrittura.
Mai allineato con la corte, difende il diritto alla libertà di pensiero.
Mostra una chiara simpatia per i più deboli e per la schiettezza del popolo.
Con il suo stile libero e immaginifico, anticipa lo spirito dell’Illuminismo.
Le favole e la fama
Nel 1668 pubblica la sua prima raccolta di Favole scelte in versi, in sei libri.
Ogni favola contiene una morale e spesso usa animali per rappresentare i difetti umani.
Trae ispirazione dalle opere di Esopo, Fedro e dalla tradizione medievale francese.
Successivamente pubblica una seconda raccolta, dal settimo al dodicesimo libro.
Queste favole diventano un classico della letteratura per stile, contenuto e originalità.
Alcuni dei titoli più noti sono Il corvo e la volpe, La rana e il bue e Il lupo e l’agnello.
Sempre più spesso affronta temi politici e sociali con ironia e finezza.
Nel 1867 Gustave Doré illustra le favole, donando loro un’iconografia immortale.
Le altre opere
Oltre alle favole, La Fontaine scrive numerose opere poetiche e teatrali.
Nel 1654 esordisce con L’Eunuco, libero adattamento da Terenzio.
Compone poi Adonis, La captivité de Saint-Malc e raccolte di poesie cristiane.
Anche se meno note, queste opere mostrano la sua versatilità espressiva.
Nel 1674 inizia una collaborazione con il compositore Lulli, scrivendo Daphné.
Durante gli ultimi anni si dedica alla religione e si allontana dai suoi racconti più licenziosi.
Morte e memoria
Jean de La Fontaine muore il 13 aprile 1695 a Parigi.
Negli ultimi anni si distacca dalle sue opere più licenziose e si avvicina alla religione.
Viene sepolto inizialmente nel cimitero degli Innocenti a Parigi.
Con la chiusura del cimitero, la sua salma viene trasferita prima a Saint-Joseph e poi a Père-Lachaise.
Jean de La Fontaine, maestro delle favole morali.
Jean de La Fontaine nasce l’8 luglio 1621 a Château-Thierry, in Francia.
Suo padre, sovrintendente alle acque e alle foreste, desidera per lui una carriera ecclesiastica.
Fin da giovane, però, Jean mostra uno spiccato amore per la letteratura.
Abbandona gli studi religiosi già l’anno dopo il suo ingresso nell’Oratorio.
Successivamente si dedica alla giurisprudenza e ottiene la laurea nel 1649.
A ventisei anni, nel 1647, sposa la giovane Marie Hèricart, con cui ha un figlio.
Nel 1652 eredita l’incarico del padre alla sovrintendenza locale.
L’approdo a Parigi e la vita di corte
Dopo pochi anni si separa dalla moglie e si trasferisce a Parigi.
Qui comincia a frequentare ambienti letterari e ottiene la protezione di Nicolas Fouquet.
Scrive madrigali, commedie e poemi per compiacere il suo mecenate.
Quando Fouquet cade in disgrazia, Jean lo difende con una celebre elegia.
Questo gesto lo espone all’ostracismo di corte e lo mette in difficoltà economica.
Presto trova nuove protettrici in Madame d’Orléans e Madame de la Sablière.
Nel suo salotto conosce intellettuali come Molière, Racine e Madame de La Fayette.
Nel 1683 viene accolto all’Académie Française, coronando la sua carriera letteraria.
Jean de La Fontaine e la visione del mondo
Sebbene abbia un carattere riservato, La Fontaine conquista tutti con la sua gentilezza.
Durante la sua vita alterna momenti di riflessione solitaria e mondanità parigina.
Talvolta si descrive come “testa di carciofo marcio”, rivelando ironia e autocritica.
A differenza di molti contemporanei, rifiuta ogni forma di conformismo.
Rabelais, Esopo, Ariosto e Boccaccio influenzano fortemente la sua scrittura.
Mai allineato con la corte, difende il diritto alla libertà di pensiero.
Mostra una chiara simpatia per i più deboli e per la schiettezza del popolo.
Con il suo stile libero e immaginifico, anticipa lo spirito dell’Illuminismo.
Le favole e la fama
Nel 1668 pubblica la sua prima raccolta di Favole scelte in versi, in sei libri.
Ogni favola contiene una morale e spesso usa animali per rappresentare i difetti umani.
Trae ispirazione dalle opere di Esopo, Fedro e dalla tradizione medievale francese.
Successivamente pubblica una seconda raccolta, dal settimo al dodicesimo libro.
Queste favole diventano un classico della letteratura per stile, contenuto e originalità.
Alcuni dei titoli più noti sono Il corvo e la volpe, La rana e il bue e Il lupo e l’agnello.
Sempre più spesso affronta temi politici e sociali con ironia e finezza.
Nel 1867 Gustave Doré illustra le favole, donando loro un’iconografia immortale.
Le altre opere
Oltre alle favole, La Fontaine scrive numerose opere poetiche e teatrali.
Nel 1654 esordisce con L’Eunuco, libero adattamento da Terenzio.
Compone poi Adonis, La captivité de Saint-Malc e raccolte di poesie cristiane.
Anche se meno note, queste opere mostrano la sua versatilità espressiva.
Nel 1674 inizia una collaborazione con il compositore Lulli, scrivendo Daphné.
Durante gli ultimi anni si dedica alla religione e si allontana dai suoi racconti più licenziosi.
Morte e memoria
Jean de La Fontaine muore il 13 aprile 1695 a Parigi.
Negli ultimi anni si distacca dalle sue opere più licenziose e si avvicina alla religione.
Viene sepolto inizialmente nel cimitero degli Innocenti a Parigi.
Con la chiusura del cimitero, la sua salma viene trasferita prima a Saint-Joseph e poi a Père-Lachaise.