12 aprile 1782. Muore Pietro Metastasio, anima del melodramma.

Pietro Metastasio nasce a Roma il 3 gennaio 1698 con il nome di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi.
Fin da bambino mostra un talento prodigioso nell’improvvisazione poetica, attirando l’attenzione di illustri letterati.
Gian Vincenzo Gravina, fondatore dell’Accademia dell’Arcadia, lo prende sotto la sua ala protettrice.
Gli cambia il cognome in “Metastasio”, forma grecizzata del suo vero nome.
Gli impartisce una solida formazione umanistica e giuridica, sperando che diventi giurista.
Metastasio, tuttavia, preferisce la poesia e l’improvvisazione.
A soli quattordici anni compone la tragedia “Giustino”, ispirata all’epopea di Trissino.
Dopo la morte di Gravina, eredita una fortuna e inizia a dedicarsi alla carriera letteraria.
L’incontro con la musica e il successo a Napoli
A Napoli, Metastasio entra nel mondo del melodramma grazie alla cantante Marianna Bulgarelli, detta “La Romanina”.
Nel 1721 scrive la serenata “Endimione” e nel 1722 “Gli orti esperidi”, musicata da Nicola Porpora.
Farinelli, celebre castrato, debutta proprio in quest’opera, legandosi al poeta da un profondo affetto.
La Romanina lo convince ad abbandonare la carriera legale e a dedicarsi completamente al teatro.
Sotto la sua protezione, Metastasio scrive capolavori come “Didone abbandonata”, “Catone in Utica” e “Artaserse”.
Queste opere vengono messe in musica dai maggiori compositori dell’epoca e ottengono grande successo.
La consacrazione a Vienna
Nel 1729 Metastasio viene nominato poeta cesareo alla corte di Vienna, succedendo ad Apostolo Zeno.
Si trasferisce nella capitale austriaca, dove vive per il resto della sua vita.
Qui compone drammi come “Adriano in Siria”, “Demofonte”, “La clemenza di Tito” e “Achille in Sciro”.
Nel 1730 scrive anche l’oratorio “La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, tra i più musicati del secolo.
Metastasio collabora con Haydn e altri musicisti, diventando un punto di riferimento per l’opera seria.
Nonostante la fama, non riesce a entrare nell’aristocrazia viennese per via delle sue origini borghesi.
Stringe però un legame affettivo e culturale con la contessa Marianna Althann, sua musa e compagna.
Gli ultimi anni
Dal 1745 in poi, Metastasio scrive sempre meno.
Compone cantate e canzonette, tra cui la celebre “Ecco quel fiero istante”.
Alla morte della contessa Althann nel 1755, si ritira dalla vita sociale.
Si dedica all’insegnamento e cura l’educazione dell’arciduchessa Maria Antonietta.
Nel 1768 viene eletto accademico della Crusca.
Negli ultimi anni vive in tranquillità, affiancato dalla famiglia Martines, alla quale lascia in eredità la sua fortuna.
Morte e funerali
Pietro Metastasio muore il 12 aprile 1782 a Vienna, all’età di 84 anni.
Viene sepolto nella cripta della chiesa di San Michele, vicino all’Hofburg.
Nel 1855 viene eretto un monumento in sua memoria nella chiesa dei Minoriti.
Pietro Metastasio nasce a Roma il 3 gennaio 1698 con il nome di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi.
Fin da bambino mostra un talento prodigioso nell’improvvisazione poetica, attirando l’attenzione di illustri letterati.
Gian Vincenzo Gravina, fondatore dell’Accademia dell’Arcadia, lo prende sotto la sua ala protettrice.
Gli cambia il cognome in “Metastasio”, forma grecizzata del suo vero nome.
Gli impartisce una solida formazione umanistica e giuridica, sperando che diventi giurista.
Metastasio, tuttavia, preferisce la poesia e l’improvvisazione.
A soli quattordici anni compone la tragedia “Giustino”, ispirata all’epopea di Trissino.
Dopo la morte di Gravina, eredita una fortuna e inizia a dedicarsi alla carriera letteraria.
L’incontro con la musica e il successo a Napoli
A Napoli, Metastasio entra nel mondo del melodramma grazie alla cantante Marianna Bulgarelli, detta “La Romanina”.
Nel 1721 scrive la serenata “Endimione” e nel 1722 “Gli orti esperidi”, musicata da Nicola Porpora.
Farinelli, celebre castrato, debutta proprio in quest’opera, legandosi al poeta da un profondo affetto.
La Romanina lo convince ad abbandonare la carriera legale e a dedicarsi completamente al teatro.
Sotto la sua protezione, Metastasio scrive capolavori come “Didone abbandonata”, “Catone in Utica” e “Artaserse”.
Queste opere vengono messe in musica dai maggiori compositori dell’epoca e ottengono grande successo.
La consacrazione a Vienna
Nel 1729 Metastasio viene nominato poeta cesareo alla corte di Vienna, succedendo ad Apostolo Zeno.
Si trasferisce nella capitale austriaca, dove vive per il resto della sua vita.
Qui compone drammi come “Adriano in Siria”, “Demofonte”, “La clemenza di Tito” e “Achille in Sciro”.
Nel 1730 scrive anche l’oratorio “La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, tra i più musicati del secolo.
Metastasio collabora con Haydn e altri musicisti, diventando un punto di riferimento per l’opera seria.
Nonostante la fama, non riesce a entrare nell’aristocrazia viennese per via delle sue origini borghesi.
Stringe però un legame affettivo e culturale con la contessa Marianna Althann, sua musa e compagna.
Gli ultimi anni
Dal 1745 in poi, Metastasio scrive sempre meno.
Compone cantate e canzonette, tra cui la celebre “Ecco quel fiero istante”.
Alla morte della contessa Althann nel 1755, si ritira dalla vita sociale.
Si dedica all’insegnamento e cura l’educazione dell’arciduchessa Maria Antonietta.
Nel 1768 viene eletto accademico della Crusca.
Negli ultimi anni vive in tranquillità, affiancato dalla famiglia Martines, alla quale lascia in eredità la sua fortuna.
Morte e funerali
Pietro Metastasio muore il 12 aprile 1782 a Vienna, all’età di 84 anni.
Viene sepolto nella cripta della chiesa di San Michele, vicino all’Hofburg.
Nel 1855 viene eretto un monumento in sua memoria nella chiesa dei Minoriti.