18 aprile 1994. Muore Ruggero Orlando, l’uomo che ha raccontato l’America agli italiani.

Ruggero Orlando nasce a Verona il 5 luglio 1907.
Figlio di un diplomatico, cresce in un ambiente cosmopolita che stimola la sua apertura al mondo e il suo amore per la conoscenza.
Fin da bambino respira un’aria cosmopolita, tra diplomazia e cultura, che lo spinge a guardare sempre oltre i confini.
Il giornalismo diventa presto il suo modo di abitare il mondo, con quella curiosità mai sazia che lo accompagnerà per tutta la vita.
Un inviato speciale tra due mondi
Negli anni Trenta vola negli Stati Uniti, dove trova la sua seconda patria.
Qui, tra i grattacieli e le strade di New York, si forma il suo sguardo lucido e appassionato.
Durante la Seconda guerra mondiale sceglie la strada della libertà, collaborando con il Governo italiano in esilio.
Dopo la guerra, la Rai gli affida il racconto dell’America.
E la sua voce diventa subito casa.
È impossibile dimenticare il suo saluto, tanto semplice quanto iconico:
«Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando.»
Una frase che attraversa l’oceano, che porta l’America nelle case italiane con il calore di una voce amica.
Ruggero Orlando, il maestro del giornalismo garbato
Ruggero Orlando non è solo un cronista.
È un ponte tra mondi diversi, un interprete delle speranze e delle paure di un secolo complesso.
Racconta la corsa allo spazio, i diritti civili, la politica internazionale, sempre con equilibrio, rispetto e passione.
Negli anni Settanta entra anche in politica, ma il suo cuore resta sempre fedele al giornalismo.
18 aprile 1994: si spegne una voce che continua a parlare
Ruggero Orlando si spegne a Roma il 18 aprile 1994, all’età di 86 anni.
I funerali, sobri e riservati, rispecchiano il suo stile di vita, fatto di sobrietà e di sostanza.
Oggi la sua voce, il suo modo unico di raccontare il mondo, continuano a vivere nella memoria di chi ha imparato, ascoltandolo, a guardare oltre l’orizzonte.
Ruggero Orlando nasce a Verona il 5 luglio 1907.
Figlio di un diplomatico, cresce in un ambiente cosmopolita che stimola la sua apertura al mondo e il suo amore per la conoscenza.
Fin da bambino respira un’aria cosmopolita, tra diplomazia e cultura, che lo spinge a guardare sempre oltre i confini.
Il giornalismo diventa presto il suo modo di abitare il mondo, con quella curiosità mai sazia che lo accompagnerà per tutta la vita.
Un inviato speciale tra due mondi
Negli anni Trenta vola negli Stati Uniti, dove trova la sua seconda patria.
Qui, tra i grattacieli e le strade di New York, si forma il suo sguardo lucido e appassionato.
Durante la Seconda guerra mondiale sceglie la strada della libertà, collaborando con il Governo italiano in esilio.
Dopo la guerra, la Rai gli affida il racconto dell’America.
E la sua voce diventa subito casa.
È impossibile dimenticare il suo saluto, tanto semplice quanto iconico:
«Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando.»
Una frase che attraversa l’oceano, che porta l’America nelle case italiane con il calore di una voce amica.
Ruggero Orlando, il maestro del giornalismo garbato
Ruggero Orlando non è solo un cronista.
È un ponte tra mondi diversi, un interprete delle speranze e delle paure di un secolo complesso.
Racconta la corsa allo spazio, i diritti civili, la politica internazionale, sempre con equilibrio, rispetto e passione.
Negli anni Settanta entra anche in politica, ma il suo cuore resta sempre fedele al giornalismo.
18 aprile 1994: si spegne una voce che continua a parlare
Ruggero Orlando si spegne a Roma il 18 aprile 1994, all’età di 86 anni.
I funerali, sobri e riservati, rispecchiano il suo stile di vita, fatto di sobrietà e di sostanza.
Oggi la sua voce, il suo modo unico di raccontare il mondo, continuano a vivere nella memoria di chi ha imparato, ascoltandolo, a guardare oltre l’orizzonte.