11 aprile 1514. Muore Bramante: maestro del Rinascimento.

Donato Bramante nasce nel 1444 a Fermignano, vicino Urbino.
Cresce in un ambiente culturale vivace, alla corte dei Montefeltro.
Si forma come pittore prospettico, specializzato nella costruzione di spazi architettonici.
Probabilmente studia con fra Carnevale e riceve l’influenza di Piero della Francesca.
Conosce Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Perugino e Francesco di Giorgio Martini.
Arricchisce così la sua formazione, combinando pittura, architettura e scienza prospettica.
L’arrivo a Milano e l’affermazione come architetto
Nel 1477 Bramante è documentato a Bergamo, dove affresca la facciata del Palazzo del Podestà.
Nel 1478 si trasferisce a Milano, probabilmente su incarico di Federico da Montefeltro.
Qui lavora per Ludovico il Moro e diventa architetto di corte.
Collabora e si confronta con Leonardo da Vinci.
Realizza importanti opere come la tribuna di Santa Maria delle Grazie e i chiostri di Sant’Ambrogio.
A Milano introduce il linguaggio rinascimentale, superando le influenze gotiche locali.
L’Incisione Prevedari del 1481 testimonia la sua visione architettonica classica e monumentale.
Le opere lombarde e l’influenza culturale
A Milano amplia Santa Maria presso San Satiro, con un’abside prospettica innovativa.
Progetta la canonica e i chiostri per la basilica di Sant’Ambrogio, impiegando ordini classici.
Interviene a Pavia nel Duomo e nella cripta, segnando l’architettura religiosa locale.
Collabora al rinnovamento del castello di Vigevano e della sua piazza Ducale.
Influenza architetti lombardi come Amadeo e Solari, creando uno stile rinascimentale tipico della regione.
Il trasferimento a Roma e il confronto con l’antico
Nel 1499, con la caduta del Moro, Bramante si trasferisce a Roma.
Qui approfondisce lo studio dell’architettura classica, soprattutto delle rovine imperiali.
Le prime opere sono il chiostro di Santa Maria della Pace e il Palazzo Caprini.
Nel 1502 progetta il Tempietto di San Pietro in Montorio, piccolo ma perfetto tempio circolare.
Questo capolavoro, ispirato ai templi romani, diventa il simbolo del Rinascimento maturo.
Il Cortile del Belvedere e la visione urbana
Dal 1504 progetta per papa Giulio II il Cortile del Belvedere.
Crea un collegamento scenografico tra il Vaticano e il Casino di Innocenzo VIII.
Organizza lo spazio su tre livelli terrazzati, con rampe, logge e prospettive teatrali.
Ispirandosi al Colosseo, usa ordini architettonici sovrapposti e nicchie monumentali.
Questa struttura diventa un modello per l’architettura papale e museale.
Il progetto per la nuova San Pietro
Nel 1505 riceve l’incarico di progettare la nuova Basilica di San Pietro.
Elabora una pianta centrale con una grande cupola e quattro cupole minori ai lati.
Si ispira al Pantheon e alla perfezione geometrica dell’architettura classica.
Inizia i lavori nel 1506 demolendo la vecchia basilica, tra molte critiche.
Realizza i quattro piloni principali su cui poggerà la futura cupola.
Il suo progetto, pur modificato nei secoli, rimane alla base dell’attuale San Pietro.
Opere in Italia centrale e l’eredità artistica
Bramante lavora anche nella Basilica di Loreto, progettando la facciata e il rivestimento della Santa Casa.
A Todi gli viene attribuito il tempio di Santa Maria della Consolazione.
A Roccaverano progetta la facciata della chiesa di Santa Maria Annunziata, ispirazione per Palladio.
Contribuisce a rinnovare la forma della chiesa a pianta centrale e la facciata classica a più ordini.
Sperimenta nuove soluzioni architettoniche anche a Napoli e Montecassino.
Stile, innovazione e impatto culturale
Bramante definisce il passaggio dal Rinascimento quattrocentesco a quello cinquecentesco.
Unisce rigore geometrico, armonia classica e visione spaziale.
Reinterpreta Vitruvio e applica gli ordini architettonici con coerenza strutturale.
Predilige la pianta centrale, simbolo di equilibrio cosmico e perfezione divina.
Le sue opere influenzano profondamente Michelangelo, Raffaello, Peruzzi e Palladio.
Il suo stile segna l’inizio del classicismo monumentale della Roma papale.
11 aprile 1514. Muore Bramante
Bramante muore a Roma l’11 aprile 1514, lasciando incompiuti i suoi progetti più ambiziosi.
Viene sepolto in San Pietro in Vaticano, vicino al cantiere della basilica che ha concepito.
La sua morte segna la fine di un’epoca, ma la sua eredità attraversa i secoli.
Con la sua arte, Bramante trasforma l’architettura in uno strumento di bellezza, potere e spiritualità.
Donato Bramante nasce nel 1444 a Fermignano, vicino Urbino.
Cresce in un ambiente culturale vivace, alla corte dei Montefeltro.
Si forma come pittore prospettico, specializzato nella costruzione di spazi architettonici.
Probabilmente studia con fra Carnevale e riceve l’influenza di Piero della Francesca.
Conosce Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Perugino e Francesco di Giorgio Martini.
Arricchisce così la sua formazione, combinando pittura, architettura e scienza prospettica.
L’arrivo a Milano e l’affermazione come architetto
Nel 1477 Bramante è documentato a Bergamo, dove affresca la facciata del Palazzo del Podestà.
Nel 1478 si trasferisce a Milano, probabilmente su incarico di Federico da Montefeltro.
Qui lavora per Ludovico il Moro e diventa architetto di corte.
Collabora e si confronta con Leonardo da Vinci.
Realizza importanti opere come la tribuna di Santa Maria delle Grazie e i chiostri di Sant’Ambrogio.
A Milano introduce il linguaggio rinascimentale, superando le influenze gotiche locali.
L’Incisione Prevedari del 1481 testimonia la sua visione architettonica classica e monumentale.
Le opere lombarde e l’influenza culturale
A Milano amplia Santa Maria presso San Satiro, con un’abside prospettica innovativa.
Progetta la canonica e i chiostri per la basilica di Sant’Ambrogio, impiegando ordini classici.
Interviene a Pavia nel Duomo e nella cripta, segnando l’architettura religiosa locale.
Collabora al rinnovamento del castello di Vigevano e della sua piazza Ducale.
Influenza architetti lombardi come Amadeo e Solari, creando uno stile rinascimentale tipico della regione.
Il trasferimento a Roma e il confronto con l’antico
Nel 1499, con la caduta del Moro, Bramante si trasferisce a Roma.
Qui approfondisce lo studio dell’architettura classica, soprattutto delle rovine imperiali.
Le prime opere sono il chiostro di Santa Maria della Pace e il Palazzo Caprini.
Nel 1502 progetta il Tempietto di San Pietro in Montorio, piccolo ma perfetto tempio circolare.
Questo capolavoro, ispirato ai templi romani, diventa il simbolo del Rinascimento maturo.
Il Cortile del Belvedere e la visione urbana
Dal 1504 progetta per papa Giulio II il Cortile del Belvedere.
Crea un collegamento scenografico tra il Vaticano e il Casino di Innocenzo VIII.
Organizza lo spazio su tre livelli terrazzati, con rampe, logge e prospettive teatrali.
Ispirandosi al Colosseo, usa ordini architettonici sovrapposti e nicchie monumentali.
Questa struttura diventa un modello per l’architettura papale e museale.
Il progetto per la nuova San Pietro
Nel 1505 riceve l’incarico di progettare la nuova Basilica di San Pietro.
Elabora una pianta centrale con una grande cupola e quattro cupole minori ai lati.
Si ispira al Pantheon e alla perfezione geometrica dell’architettura classica.
Inizia i lavori nel 1506 demolendo la vecchia basilica, tra molte critiche.
Realizza i quattro piloni principali su cui poggerà la futura cupola.
Il suo progetto, pur modificato nei secoli, rimane alla base dell’attuale San Pietro.
Opere in Italia centrale e l’eredità artistica
Bramante lavora anche nella Basilica di Loreto, progettando la facciata e il rivestimento della Santa Casa.
A Todi gli viene attribuito il tempio di Santa Maria della Consolazione.
A Roccaverano progetta la facciata della chiesa di Santa Maria Annunziata, ispirazione per Palladio.
Contribuisce a rinnovare la forma della chiesa a pianta centrale e la facciata classica a più ordini.
Sperimenta nuove soluzioni architettoniche anche a Napoli e Montecassino.
Stile, innovazione e impatto culturale
Bramante definisce il passaggio dal Rinascimento quattrocentesco a quello cinquecentesco.
Unisce rigore geometrico, armonia classica e visione spaziale.
Reinterpreta Vitruvio e applica gli ordini architettonici con coerenza strutturale.
Predilige la pianta centrale, simbolo di equilibrio cosmico e perfezione divina.
Le sue opere influenzano profondamente Michelangelo, Raffaello, Peruzzi e Palladio.
Il suo stile segna l’inizio del classicismo monumentale della Roma papale.
11 aprile 1514. Muore Bramante
Bramante muore a Roma l’11 aprile 1514, lasciando incompiuti i suoi progetti più ambiziosi.
Viene sepolto in San Pietro in Vaticano, vicino al cantiere della basilica che ha concepito.
La sua morte segna la fine di un’epoca, ma la sua eredità attraversa i secoli.
Con la sua arte, Bramante trasforma l’architettura in uno strumento di bellezza, potere e spiritualità.