10 aprile 1979. Muore Nino Rota, maestro delle colonne sonore.

Nino Rota nasce a Milano il 3 dicembre 1911.
Il suo nome completo è Giovanni Rota Rinaldi.
A soli undici anni compone l’oratorio L’infanzia di San Giovanni Battista.
L’opera viene eseguita con successo a Milano e poi in Francia, dove il giovanissimo compositore dirige il finale tra gli applausi del pubblico.
Nel 1923 entra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Qui studia con Paolo Delachi e Giulio Bas, perfezionandosi successivamente con Ildebrando Pizzetti e Alfredo Casella.
Nel 1930 si trasferisce negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio.
Frequenta il prestigioso Curtis Institute of Music di Filadelfia.
Studia composizione con Rosario Scalero e direzione d’orchestra con Fritz Reiner.
Diventa amico di Gian Carlo Menotti, Samuel Barber e Aaron Copland.
Tornato in Italia, si laurea in Lettere a Milano con una tesi sul compositore Gioseffo Zarlino.
L’inizio della carriera tra cinema e insegnamento
Nel 1933 compone la colonna sonora per il film Treno popolare di Raffaello Matarazzo.
La sua musica accompagna la pellicola con leggerezza e vivacità, rivelando una naturale sintonia con il linguaggio cinematografico.
Negli anni successivi prosegue la collaborazione con Matarazzo.
Nel 1937 inizia a insegnare al Conservatorio di Taranto.
Due anni dopo si trasferisce a Bari, dove lavora al Conservatorio Niccolò Piccinni.
Nel 1950 ne diventa direttore, ruolo che ricopre con passione per vent’anni.
L’incontro con Fellini: un sodalizio leggendario
Nel 1952 incontra Federico Fellini, dando inizio a una collaborazione trentennale.
Insieme creano alcune delle colonne sonore più iconiche del cinema italiano.
Rota firma le musiche de La strada, I vitelloni, 8½, La dolce vita e Amarcord.
Il suo stile onirico, malinconico e visionario si fonde perfettamente con l’immaginario felliniano.
Il loro legame va oltre il lavoro: diventano amici inseparabili.
Le collaborazioni internazionali e il successo mondiale
Rota collabora anche con Luchino Visconti, firmando le musiche di Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo.
Nel 1968 compone la colonna sonora del Romeo e Giulietta di Zeffirelli, ricevendo il Nastro d’Argento.
Nel 1972 conquista il pubblico internazionale con la musica de Il Padrino di Francis Ford Coppola.
La colonna sonora, impreziosita dal tema Parla più piano, diventa un simbolo del film.
Nel 1974 riceve l’Oscar per Il Padrino – Parte II, insieme a Carmine Coppola.
L’attività “classica” e l’impegno culturale
Nonostante la fama legata al cinema, Rota non abbandona mai la musica colta.
Compone opere liriche come Il cappello di paglia di Firenze e numerose musiche da camera.
Scrive anche per il teatro, il balletto e la televisione.
Celebre è la canzone Viva la pappa col pomodoro, interpretata da Rita Pavone nello sceneggiato Il Giornalino di Gian Burrasca.
Rota è anche autore di importanti opere di musica sacra, tra cui Mysterium, La Vita di Maria e Roma capomunni, su testi selezionati da Vincenzo Verginelli.
Con quest’ultimo, Rota condivide la passione per l’esoterismo e l’ermetismo.
La vita privata e la figlia segreta
Nel 1948, durante un soggiorno a Londra, Rota ha una breve relazione con la pianista Magdalena Longari.
Dalla loro unione nasce una figlia, Nina.
Il compositore, tornato in Italia, interrompe ogni contatto con la madre della bambina.
Nina viene adottata dalla famiglia Willings e cresce negli Stati Uniti, ignara delle sue origini.
Solo a trentadue anni scopre di essere la figlia di Nino Rota, grazie a Suso Cecchi d’Amico, storica amica del compositore.
In età adulta, Nina ricorda il padre come una persona spirituale e affettuosa, pur senza aver mai saputo la verità durante la sua infanzia.
La morte e i funerali di Nino Rota
Nino Rota muore a Roma il 10 aprile 1979, poco dopo aver completato le registrazioni di Prova d’orchestra di Fellini.
La notizia colpisce il mondo del cinema e della musica con profonda commozione.
Nel 1980, durante i funerali di Federico Fellini, Giulietta Masina chiede che venga eseguito Improvviso dell’Angelo, uno dei brani più toccanti composti da Rota.
L’eredità culturale di un genio
A Nino Rota sono dedicati il Conservatorio di Monopoli, l’auditorium del Conservatorio di Bari e la sala concerti del Conservatorio di Matera.
Nel 2009 l’Italia gli dedica un francobollo commemorativo.
Nel 2022, lo spettacolo FelliniRota, ideato dal M° Mario Margiotta, celebra il sodalizio artistico tra Rota e Fellini in Italia e in Europa.
Nino Rota nasce a Milano il 3 dicembre 1911.
Il suo nome completo è Giovanni Rota Rinaldi.
A soli undici anni compone l’oratorio L’infanzia di San Giovanni Battista.
L’opera viene eseguita con successo a Milano e poi in Francia, dove il giovanissimo compositore dirige il finale tra gli applausi del pubblico.
Nel 1923 entra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Qui studia con Paolo Delachi e Giulio Bas, perfezionandosi successivamente con Ildebrando Pizzetti e Alfredo Casella.
Nel 1930 si trasferisce negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio.
Frequenta il prestigioso Curtis Institute of Music di Filadelfia.
Studia composizione con Rosario Scalero e direzione d’orchestra con Fritz Reiner.
Diventa amico di Gian Carlo Menotti, Samuel Barber e Aaron Copland.
Tornato in Italia, si laurea in Lettere a Milano con una tesi sul compositore Gioseffo Zarlino.
L’inizio della carriera tra cinema e insegnamento
Nel 1933 compone la colonna sonora per il film Treno popolare di Raffaello Matarazzo.
La sua musica accompagna la pellicola con leggerezza e vivacità, rivelando una naturale sintonia con il linguaggio cinematografico.
Negli anni successivi prosegue la collaborazione con Matarazzo.
Nel 1937 inizia a insegnare al Conservatorio di Taranto.
Due anni dopo si trasferisce a Bari, dove lavora al Conservatorio Niccolò Piccinni.
Nel 1950 ne diventa direttore, ruolo che ricopre con passione per vent’anni.
L’incontro con Fellini: un sodalizio leggendario
Nel 1952 incontra Federico Fellini, dando inizio a una collaborazione trentennale.
Insieme creano alcune delle colonne sonore più iconiche del cinema italiano.
Rota firma le musiche de La strada, I vitelloni, 8½, La dolce vita e Amarcord.
Il suo stile onirico, malinconico e visionario si fonde perfettamente con l’immaginario felliniano.
Il loro legame va oltre il lavoro: diventano amici inseparabili.
Le collaborazioni internazionali e il successo mondiale
Rota collabora anche con Luchino Visconti, firmando le musiche di Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo.
Nel 1968 compone la colonna sonora del Romeo e Giulietta di Zeffirelli, ricevendo il Nastro d’Argento.
Nel 1972 conquista il pubblico internazionale con la musica de Il Padrino di Francis Ford Coppola.
La colonna sonora, impreziosita dal tema Parla più piano, diventa un simbolo del film.
Nel 1974 riceve l’Oscar per Il Padrino – Parte II, insieme a Carmine Coppola.
L’attività “classica” e l’impegno culturale
Nonostante la fama legata al cinema, Rota non abbandona mai la musica colta.
Compone opere liriche come Il cappello di paglia di Firenze e numerose musiche da camera.
Scrive anche per il teatro, il balletto e la televisione.
Celebre è la canzone Viva la pappa col pomodoro, interpretata da Rita Pavone nello sceneggiato Il Giornalino di Gian Burrasca.
Rota è anche autore di importanti opere di musica sacra, tra cui Mysterium, La Vita di Maria e Roma capomunni, su testi selezionati da Vincenzo Verginelli.
Con quest’ultimo, Rota condivide la passione per l’esoterismo e l’ermetismo.
La vita privata e la figlia segreta
Nel 1948, durante un soggiorno a Londra, Rota ha una breve relazione con la pianista Magdalena Longari.
Dalla loro unione nasce una figlia, Nina.
Il compositore, tornato in Italia, interrompe ogni contatto con la madre della bambina.
Nina viene adottata dalla famiglia Willings e cresce negli Stati Uniti, ignara delle sue origini.
Solo a trentadue anni scopre di essere la figlia di Nino Rota, grazie a Suso Cecchi d’Amico, storica amica del compositore.
In età adulta, Nina ricorda il padre come una persona spirituale e affettuosa, pur senza aver mai saputo la verità durante la sua infanzia.
La morte e i funerali di Nino Rota
Nino Rota muore a Roma il 10 aprile 1979, poco dopo aver completato le registrazioni di Prova d’orchestra di Fellini.
La notizia colpisce il mondo del cinema e della musica con profonda commozione.
Nel 1980, durante i funerali di Federico Fellini, Giulietta Masina chiede che venga eseguito Improvviso dell’Angelo, uno dei brani più toccanti composti da Rota.
L’eredità culturale di un genio
A Nino Rota sono dedicati il Conservatorio di Monopoli, l’auditorium del Conservatorio di Bari e la sala concerti del Conservatorio di Matera.
Nel 2009 l’Italia gli dedica un francobollo commemorativo.
Nel 2022, lo spettacolo FelliniRota, ideato dal M° Mario Margiotta, celebra il sodalizio artistico tra Rota e Fellini in Italia e in Europa.