1 marzo 1938. Muore Gabriele D’annunzio.

Gabriele D’Annunzio nasce il 12 marzo 1863 a Pescara, terzogenito di cinque fratelli, da Francesco D’Annunzio e Luisa de Benedictis.
Fin da giovane dimostra una spiccata intelligenza e una precoce inclinazione per l’amore e la passione, elementi che segneranno profondamente la sua vita e le sue opere.
Gabriele D’Annunzio: vita, opere e passione di un poeta senza tempo
Il padre lo iscrive al prestigioso Reale Collegio Cicognini di Prato, noto per la severità dei suoi studi. Nonostante il carattere irrequieto e ribelle, D’Annunzio si distingue per il suo talento e il desiderio di emergere. Nel 1879 pubblica, a spese del padre, la sua prima raccolta di poesie, Primo Vere, che viene però sequestrata ai convittori per i contenuti ritenuti troppo sensuali.
Tuttavia, l’opera riceve una recensione favorevole da Giuseppe Chiarini su Fanfulla della Domenica.
Terminati gli studi liceali con licenza d’onore, D’Annunzio si stabilisce per un periodo a Firenze, dove vive una storia d’amore con Giselda Zucconi, detta Lalla, ispiratrice della raccolta Canto Novo.
Nel 1881 si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Lettere e Filosofia, ma presto abbandona gli studi per dedicarsi al giornalismo e alla letteratura. Collabora con Capitan Fracassa e Cronaca Bizantina, pubblicando Canto Novo e Terra Vergine nel 1882.
Il matrimonio e le difficoltà economiche
Nello stesso anno sposa Maria Altemps Hordouin di Gallese, contro il volere della famiglia di lei. Il matrimonio, segnato da problemi finanziari, porta alla nascita di due figli, Mario nel 1884 e un secondo nel 1886.
Durante questi anni, D’Annunzio approfondisce la sua attività giornalistica e letteraria, ma la vera svolta arriva con l’incontro con Barbara Leoni (Elvira Natalia Fraternali), musa ispiratrice del suo primo grande romanzo, Il Piacere, scritto nel 1889 durante un ritiro nel convento di Francavilla.
Amori, letteratura e brama di successo
Nel 1893, D’Annunzio e Barbara Leoni affrontano un processo per adulterio, mentre i problemi economici si acuiscono con la morte del padre.
In cerca di ispirazione, si ritira nuovamente in convento per scrivere Il Trionfo della Morte (1894).
A Venezia conosce Eleonora Duse, con la quale inizia un’intensa relazione artistica e sentimentale. Durante questo periodo pubblica Le Vergini delle Rocce (1896) e il dramma Francesca da Rimini (1901).
Nel 1903 si trasferisce a Villa Borghese, dove scrive La Figlia di Iorio, rappresentata con successo al Teatro Lirico di Milano grazie all’interpretazione di Irma Gramatica. Tuttavia, la relazione con Eleonora Duse si incrina, e il poeta si lega ad Alessandra di Rudinì, soprannominata “Nike”.
Il loro stile di vita lussuoso porta a un crescente indebitamento, culminato con la fuga di D’Annunzio in Francia nel 1910 per sfuggire ai creditori.
L’esilio in Francia e la Prima Guerra Mondiale
A Parigi, il poeta frequenta intellettuali e artisti come Romaine Brooks, Isadora Duncan e Ida Rubinstein. Scrive il dramma Le Martyre de Saint Sébastien, musicato da Debussy, e collabora con il Corriere della Sera. Nel 1912 compone Parisina, musicata da Pietro Mascagni.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, D’Annunzio torna in Italia nel 1915 e diventa uno dei più ferventi sostenitori dell’interventismo. Arruolato nei Lancieri di Novara, partecipa a numerose imprese belliche, tra cui la “Beffa di Buccari” e il celebre “Volo su Vienna” del 1918.
Un incidente aereo nel 1916 gli causa la perdita dell’occhio destro, ma non ferma la sua attività letteraria, culminata nella scrittura del Notturno.
L’Impresa di Fiume e il Vittoriale degli Italiani
Nel 1919 guida l’Impresa di Fiume, occupando la città con un’azione militare audace.
Dopo questa esperienza, si ritira a Gardone Riviera nella villa Cargnacco, trasformandola nel celebre Vittoriale degli Italiani. Nel 1924 il re, su suggerimento di Mussolini, lo nomina Principe di Montenevoso.
Pur mantenendo un rapporto ambiguo con il fascismo, D’Annunzio riceve finanziamenti per trasformare il Vittoriale in un monumento nazionale.
Tra le sue ultime opere si distingue Il Libro Segreto, pubblicato postumo, in cui affida riflessioni e ricordi personali.
Gli ultimi anni e la morte
Gli ultimi anni di D’Annunzio sono segnati dal declino fisico e psicologico. Accanto a lui restano la pianista Luisa Bàccara e altre figure femminili come Elena Sangro e la pittrice Tamara de Lempicka.
Il 1º marzo 1938 si spegne nel Vittoriale, lasciando un’eredità culturale e artistica senza tempo.
Gabriele D’Annunzio è stato un poeta, romanziere e drammaturgo che ha saputo incarnare l’estetismo e il superomismo nella sua vita e nelle sue opere.
Dalla letteratura alla politica, dal teatro alla guerra, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia culturale italiana.
Il Vittoriale rimane il simbolo del suo “vivere inimitabile”, testimone di una vita vissuta all’insegna della passione e dell’arte.
Gabriele D’Annunzio nasce il 12 marzo 1863 a Pescara, terzogenito di cinque fratelli, da Francesco D’Annunzio e Luisa de Benedictis.
Fin da giovane dimostra una spiccata intelligenza e una precoce inclinazione per l’amore e la passione, elementi che segneranno profondamente la sua vita e le sue opere.
Gabriele D’Annunzio: vita, opere e passione di un poeta senza tempo
Il padre lo iscrive al prestigioso Reale Collegio Cicognini di Prato, noto per la severità dei suoi studi. Nonostante il carattere irrequieto e ribelle, D’Annunzio si distingue per il suo talento e il desiderio di emergere. Nel 1879 pubblica, a spese del padre, la sua prima raccolta di poesie, Primo Vere, che viene però sequestrata ai convittori per i contenuti ritenuti troppo sensuali.
Tuttavia, l’opera riceve una recensione favorevole da Giuseppe Chiarini su Fanfulla della Domenica.
Terminati gli studi liceali con licenza d’onore, D’Annunzio si stabilisce per un periodo a Firenze, dove vive una storia d’amore con Giselda Zucconi, detta Lalla, ispiratrice della raccolta Canto Novo.
Nel 1881 si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Lettere e Filosofia, ma presto abbandona gli studi per dedicarsi al giornalismo e alla letteratura. Collabora con Capitan Fracassa e Cronaca Bizantina, pubblicando Canto Novo e Terra Vergine nel 1882.
Il matrimonio e le difficoltà economiche
Nello stesso anno sposa Maria Altemps Hordouin di Gallese, contro il volere della famiglia di lei. Il matrimonio, segnato da problemi finanziari, porta alla nascita di due figli, Mario nel 1884 e un secondo nel 1886.
Durante questi anni, D’Annunzio approfondisce la sua attività giornalistica e letteraria, ma la vera svolta arriva con l’incontro con Barbara Leoni (Elvira Natalia Fraternali), musa ispiratrice del suo primo grande romanzo, Il Piacere, scritto nel 1889 durante un ritiro nel convento di Francavilla.
Amori, letteratura e brama di successo
Nel 1893, D’Annunzio e Barbara Leoni affrontano un processo per adulterio, mentre i problemi economici si acuiscono con la morte del padre.
In cerca di ispirazione, si ritira nuovamente in convento per scrivere Il Trionfo della Morte (1894).
A Venezia conosce Eleonora Duse, con la quale inizia un’intensa relazione artistica e sentimentale. Durante questo periodo pubblica Le Vergini delle Rocce (1896) e il dramma Francesca da Rimini (1901).
Nel 1903 si trasferisce a Villa Borghese, dove scrive La Figlia di Iorio, rappresentata con successo al Teatro Lirico di Milano grazie all’interpretazione di Irma Gramatica. Tuttavia, la relazione con Eleonora Duse si incrina, e il poeta si lega ad Alessandra di Rudinì, soprannominata “Nike”.
Il loro stile di vita lussuoso porta a un crescente indebitamento, culminato con la fuga di D’Annunzio in Francia nel 1910 per sfuggire ai creditori.
L’esilio in Francia e la Prima Guerra Mondiale
A Parigi, il poeta frequenta intellettuali e artisti come Romaine Brooks, Isadora Duncan e Ida Rubinstein. Scrive il dramma Le Martyre de Saint Sébastien, musicato da Debussy, e collabora con il Corriere della Sera. Nel 1912 compone Parisina, musicata da Pietro Mascagni.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, D’Annunzio torna in Italia nel 1915 e diventa uno dei più ferventi sostenitori dell’interventismo. Arruolato nei Lancieri di Novara, partecipa a numerose imprese belliche, tra cui la “Beffa di Buccari” e il celebre “Volo su Vienna” del 1918.
Un incidente aereo nel 1916 gli causa la perdita dell’occhio destro, ma non ferma la sua attività letteraria, culminata nella scrittura del Notturno.
L’Impresa di Fiume e il Vittoriale degli Italiani
Nel 1919 guida l’Impresa di Fiume, occupando la città con un’azione militare audace.
Dopo questa esperienza, si ritira a Gardone Riviera nella villa Cargnacco, trasformandola nel celebre Vittoriale degli Italiani. Nel 1924 il re, su suggerimento di Mussolini, lo nomina Principe di Montenevoso.
Pur mantenendo un rapporto ambiguo con il fascismo, D’Annunzio riceve finanziamenti per trasformare il Vittoriale in un monumento nazionale.
Tra le sue ultime opere si distingue Il Libro Segreto, pubblicato postumo, in cui affida riflessioni e ricordi personali.
Gli ultimi anni e la morte
Gli ultimi anni di D’Annunzio sono segnati dal declino fisico e psicologico. Accanto a lui restano la pianista Luisa Bàccara e altre figure femminili come Elena Sangro e la pittrice Tamara de Lempicka.
Il 1º marzo 1938 si spegne nel Vittoriale, lasciando un’eredità culturale e artistica senza tempo.
Gabriele D’Annunzio è stato un poeta, romanziere e drammaturgo che ha saputo incarnare l’estetismo e il superomismo nella sua vita e nelle sue opere.
Dalla letteratura alla politica, dal teatro alla guerra, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia culturale italiana.
Il Vittoriale rimane il simbolo del suo “vivere inimitabile”, testimone di una vita vissuta all’insegna della passione e dell’arte.