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Emancipate dalla tragedia.

Delle eroine di tutte le letterature solo Didone creata da Virgilio nel I e nel IV libro dell’Eneide è degna di stare accanto alle eroine che crearono i Greci ed esibirono sulle scene dei teatri di Atene, di Epidauro, di Siracusa. Solo lei assieme ad Elettra, a Ifigenia, ad Antigone, ad Alcesti, a Fedra, a Medea, a Ecuba, ad Andromaca ha posseduto ed espresso le passioni dell’animo femminile in tutta la loro ebbrezza e sofferenza, nella loro sublimità e nel loro abisso: l’amore prima di tutto, certamente, ma anche l’abnegazione, l’abbandono, la pietà. Ad una ad una, fra le mani di Sofocle o di Euripide esse le rappresentano nel loro stadio più sublime o più misero, devote fino al sacrificio di sé o perverse fino alla rovina di un altro; indifferenti ai pensieri e a quelle altre passioni che muovono i maschi, la gloria, la guerra, il potere, il denaro, una gara, una partita di caccia, una cena.

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