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Oggi parliamo di morte.

Parliamo di quello di cui parliamo senza parlarne mai: parliamo di morte. Quest’anno, come al solito, sui giornali ne abbiamo parlato moltissimo, vittime del terrorismo, delle guerre, dei naufragi nel Mediterraneo, e poi i morti famosi, come David Bowie, Gianroberto Casaleggio, Prince, tanto da far sembrare il 2016 un anno più funesto degli altri. Le morti fanno audience, chiamano i clic; da quando esistono i social network abbiamo sviluppato una gran dimestichezza nell’elaborazione collettiva del lutto, qualunque reazione abbiamo: possiamo commuoverci, piangere, fare un applauso a un funerale, essere spiazzati, impauriti, nostalgici, abituati, scioccati, impressionati, cinici, ma sappiamo avere a che fare con la morte. Posiamo i nostri fiori veri o simbolici, ci stringiamo nel dolore.

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